L'omicidio di Scarperia. Resta in carcere il babbo assassino

Niccolò Patriarchi, accusato di aver ucciso il figlio di un anno. "Di quella sera non ricordo nulla"

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Scarperia (Firenze), 16 settembre 2018 -  La follia non ha memoria. Si dice, e forse è vero. Chi ammazza, ferisce, si guarda le mani all’improvviso e non capisce da dove arriva tutto quel sangue. Le luci dei lampeggianti di ambulanze, delle ‘gazzelle’, giocano strani scherzi su un viso stropicciato dal destino. E bruciano gli occhi. «Che ci fanno qui?. Che vogliono? Chi sono questi carabinieri».

Un blackout out del cervello che rimuov2 un gesto terribile. Non sappiamo cosa sia successo esattamente alle 19,50 circa del 14 settembre 2018 in via San Francesco 8 a Sant’Agata di Scarperia. Si sa che i carabinieri della Compagnia di Borgo San Lorenzo hanno arrestato in flagranza del reato di omicidio e lesioni personali aggravate Niccolò Patriarchi, nato a Figline Valdarno il 10 settembre 1984, residente a Scarperia e San Piero, informatico. Ma anche conosciuto in caserma in quanto pregiudicato per truffe e frodi informatiche.

«Non so  cosa è successo. Non ho idea di quello che ho fatto». Per i carabinieri Patriarchi ha cominciato a litigare con la compagna Annalisa Landi, nata a Borgo san Lorenzo il 31 gennaio 1988. La lite si è trasformata all’improvviso in dramma. Il giovane informatico avrebbe preso un coltello dalla cucina e, dopo aver minacciato e poi ferito la compagna, la figlia di 7 anni, ha colpito il piccino di appena un anno che la donna teneva in braccio. E l’ha ucciso. Morto forse per emorragia massiva. Ma tutto questo nella mente di Patriarchi non ci sarebbe. O almeno non ci sarebbe più. Arrestato dai carabinieri coordinati sul posto dal pm Fabio Di Vizio, ieri mattina a Sollicciano è comparso davanti al gip. C’erano i suoi legali, l’avvocato Federico Bagattini e la collega Caterina Manni. In mezzo a loro ha risposto alle domande del giudice Angela Fantechi. Ha risposto, nel senso che tecnicamente non si è avvalso della facoltà di stare zitto, ma non ha detto nulla. Ha raccontato alla giudice di essersi guardato intorno quando si è visto nella macchina dei carabinieri. Era diretto in caserma e poi a Sollicciano. Ma lui non lo sapeva. Il giudice ha convalidato l’arresto e disposta la custodia in carcere. Gli avvocati hanno chiesto una perizia.

Con lo sguardo spaesato Patriarchi sembra non riconoscere le persone. Racconta di ricordare un momento sereno, sul divano del salotto, poi il rumore della notifica di un messaggio sul cellulare della moglie. In quel momento sarebbe scoppiato il delirio di cui non ha ricordo, Gelosia? Chissà. Ricorda quel trillo che lo manda in tilt, poi il buio. Certo il cervello gli aveva giocato già un brutto scherzo visto che a febbraio scorso era stato sottoposto a Tso nel corso di un altro procedimento penale affidato ad altra pm. Gli fecero una perizia che evidenziò ‘severi’ problemi psichiatrici. Ma non successe nulla. Se caso mai servisse la stessa struttura sanitaria del carcere ha inviato al giudice una breve relazione nella quale è di nuovo segnalata la grave patologia mentale certificata dal personale già nelle poche ore di permanenza a Sollicciano. I reati contestati sono omicidio e lesioni personali aggravate. Il pm conferirà domani l’incarico per l’esecuzione dell’autopsia sul corpo del bambino.

am a

 

PATRIARCHI IN CELLA E' GUARDATO A VISTA. "NON RICORDA NULLA" (clicca qui)

 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro