Scarperia, la morte del piccolo Michele e lo strazio dei nonni. "Poteva essere evitata"

I genitori di Annalisa e le avvisaglie sulla malattia del genero

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Il luogo della tragedia (foto Germogli) e, nel riquadro, Niccolò Patriarchi

Scarperia (Firenze), 16 settembre 2018 - "I genitori e il fratello di Annalisa, nonni e zio del piccolo Michele, erano molto, molto preoccupati circa il rapporto tra Annalisa e Niccolò. E non da ora. Questa è una tragedia immane. Ma non si dica che è un fulmine a ciel sereno. Ci aspettiamo che inquirenti e investigatori ci dicano se la tragedia era evitabile e, se sì, che ci facciano conoscere i nomi dei responsabili". Gli avvocati Massimiliano Annetta e Stefano Raddi rappresentano le parti offese: i genitori e il fratello di Annalisa Landi e la stessa Annalisa, 30 anni, ancora ricoverata, mentre la piccola di sette anni è affidata ai nonni materni dopo la morte del fratellino per mano del padre in quel venerdì sera di follia a Scarperia, quando Niccolò Patriarchi ha ucciso il figlio Michele con una coltellata e ferito la compagna Annalisa.

"A febbraio o marzo di quest’anno Niccolò Patriarchi è stato ricoverato, per cinque giorni. Ma è stato un ricovero coatto, un trattamento sanitario obbligatorio? Ci hanno detto anche che sono a conoscenza di una denuncia della figlia. E che a loro risulta l’avvio di un procedimento, o di un provvedimento di allontanamento di Patriarchi dalla casa familiare. E’ così? E perché non si è concretizzato?".

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Per tutta la giornata di sabato, a casa di Sant’Agata dove, venerdì sera, è stato ucciso il piccolo Michele Patriarchi, appare deserta. Nessuno si trova dietro le persiane chiuse e sigillate dai carabinieri. Ma restano i segni dell’orrore: le macchie di sangue sul selciato, il passeggino e i giochi abbandonati nella veranda dove è successa la tragedia. Nel piccolo borgo di Sant’Agata la gente, nei negozi e ai tavolini dei bar, non parla d’altro che della tragedia del giorno prima. In molti, dopo iniziali resistenze, raccontano di come la coppia avesse acquistato la casa di recente e di come si trovasse a poche centinaia di metri dalla casa dei genitori di lei che in passato avevano gestito un ristorante nella piazza centrale di Scarperia.

In un’attività ricettiva di Scarperia, invece, avevano lavorato Niccolò e Annalisa. A raccontarlo è il titolare, Francesco. "Ho dato lavoro, negli anni scorsi, a entrambi: lei come cameriera ai piani e lui come tecnico informatico". Niccolò Patriarchi, a quanto ricorda, presentava però già allora dei segni di inquietudine: malessere e una mancanza di equilibrio.

Nicola Di Renzone - Giovanni Spano

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