Mandato di arresto: il dna lo inchioda, ma l’Italia non lo consegna

Firenze, la vicenda di un calciante del calcio storico: "Ha fatto un furto nel 2008". Negata l’estradizione, chiesti chiarimenti sulle indagini

Polfer in stazione

Polfer in stazione

Firenze, 25 maggio 2020 - La polfer, dopo avergli chiesto i documenti, ha inserito i suoi dati nel database e gli ha comunicato che su di lui pende un mandato d’arresto europeo per un reato commesso più di dieci anni fa in Germania, vicino Monaco.

Sulla testa di un 42enne fiorentino, calciante del colore Rosso, pesa quindi una richiesta d’estradizione, che la corte d’appello ha però congelato. "Io non c’ero là", ripete l’indagato, gridando all’errore giudiziario. Eppure, lo inchioda il dna: è possibile che si stiano sbagliando?

Anche i giudici toscani, però, intendono vederci chiaro, su questo caso che sta diventando un intrigo internazionale, prima di consegnare il fiorentino alle autorità tedesche. Vogliono capire, ad esempio, con quali modalità gli investigatori sarebbero arrivati alla sua identificazione. Dalla Baviera, sostengono che il dna del 42enne combacerebbe su quello isolato nella villa dove, il 6 settembre del 2008, sarebbe avvenuto un grosso furto. Ma è tutto molto nebuloso. Ad esempio: quando è stato prelevato il campione genetico del 42enne? E come? E perché proprio il suo?

Domande che si pone anche l’avvocato Nicola Muncibì (nella foto), soddisfatto dell’atteggiamento prudente tenuto sinora dai giudici del capoluogo toscano. "E’ un mistero come dalla Germania possano accusarlo ingiustamente", dice Muncibì, che entro i prossimi settanta giorni attende, come la Corte d’Appello, ulteriori carte per dipanare la matassa. Dal 20 febbraio scorso – il giorno in cui, dopo un controllo alla stazione di Santa Maria Novella ha scoperto di essere un ricercato in Germania – il calciante sta cercando di capire e di spiegare, con l’aiuto del suo legale, quello che sarebbe un grande equivoco.

L'avvocato Nicola Muncibì
L'avvocato Nicola Muncibì

Nel 2005, il 42enne patì un furto d’identità: a una patente che aveva smarrito, un soggetto di Chiavari aveva apposto la sua fotografia e con quella inanellò una serie di guide in stato d’ebbrezza e pure denunce per molestiee e atti osceni in luogo pubblico. C’entra qualcosa questo precedente? Lui dice di essere stato in Germania, "una volta all’Oktoberfest, ma nel 2014". Il provvedimento internazionale è stato emesso nel settembre del 2019. Alla prima richiesta di approfondimenti della procura, i magistrati tedeschi hanno risposto inviando il mandato d’arresto tradotto e una perizia con la comparazione di due dna, quello isolato nella casa del furto e quello che viene attribuito al calciante.

Troppo poco anche per il procuratore generale di Firenze, che si era già visto una negare dai giudici una misura cautelare per il 42enne, una sorta di soluzione intermedia tra la consegna alla Germania del “ricercato” e la piena libertà che invece gli ha garantito la corte d’appello, almeno per ora, respingendo la richiesta del pg. Libertà che, comunque, proprio piena non è. "Se il mio assistito espatriasse verso un qualsiasi Stato estero, verrebbe arrestato - ricorda l’avvocato Muncibì - . Per questo è importante che venga chiarita la questione. Perché lui, nel 2008 in Germania, non c’era". © RIPRODUZIONE RISERVATA

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