"Riapriamo i teatri attraverso la tv"

Monica Guerritore ha scritto al premier Conte lanciando una proposta per ripartire con la programmazione

Monica Guerritore (Olycom)

Monica Guerritore (Olycom)

Firenze, 19 aprile 2020 - «Il teatro è la palestra dove si allena il sentimento ‘thymos’: animo, vita, volontà, pensiero, principio vitale, forza, ardore. S’impara ad amare, a soffrire, a provare pena per gli altri, per gli indifesi , per noi stessi , sui grandi racconti, sui grandi testi teatrali. L’arte parla al cuore delle persone. Al cuore degli uomini chi parlerà?". Attrice e regista, ma anche produttrice, studiosa e molto di più, Monica Guerritore ha scritto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Per raccomandare la salute anche del teatro, che sta soffrendo e non poco. Gli ha scritto adesso, nel momento in cui la pandemia ha bloccato i luoghi e le attività dello spettacolo, per essere ascoltata, per chiedergli aiuto. E pochi sono più adatti di lei, donna libera e impegnata, abituata a riflettere e analizzare. Monica, perchè un appello al presidente Conte? "Perchè voglio essere ottimista, e credo che alla fine di tutto questo, da un grosso problema potrebbero crearsi occasioni mai prese in esame prima. Questa pandemia ha fatto aprire la mente verso un futuro che può essere fatto di cose nuove, di alternative. Magari dove il teatro non venga considerato solo un parente nobile e noioso di mezzi come la televisione o il cinema". Dunque vive una quarantena creativa? "Sì, assolutamente. L’idea mi è venuta il 3 marzo, il giorno stesso che chiusero tutti i teatri d’Italia. Ho immaginato le scenografie degli spettacoli al buio, i teatri vuoti e gli attori che non rientravano nei camerini". E...? "Ho scritto al presidente Conte. Esistono già nei teatri le scene, che sono rimaste lì. E gli attori che dovevano andare in scena mozzati del loro lavoro. Io dico: mandate troupe a riprendere queste scene, e questi attori che tornano in scena. Mandate a filmare gli spettacoli come se fossero film, e non con quella distanza del teatro in televisione fin troppo vecchia. Cambiamo ottica. Riportiamo il teatro interrotto nelle case degli italiani con riprese da cinema, che siano professionali come solo noi sappiamo fare". Ai costi ha pensato? "Certo. Ci sono dei fondi extra gettito che ha la Rai per via del canone che paghiamo nelle bollette. L’operazione si può fare così: le compagnie che avevano interrotto a marzo e quelle che dovevano fare la prima parte di stagione, potrebbero ritornare in scena. E questa volta nelle case di tutti gli italiani". Sembrerebbe facile. "Lo è, perchè gli spettacoli sono già tutti pronti, trasferirli e riprenderli in studi televisivi o cinematografici è un lavoro semplice per chi lo sa fare. L’importante è che tornino in scena con nuove tecniche, quelle del cinema, e che siano proposti al pubblico in prima serata Rai". Teatro uguale racconto di vita. "Che manca e tanto. E tiene avvinto il pubblico perchè racconta di noi con testi universali. Una sera la settimana si può pretendere di sentirli raccontare la nostra anima. Questo è il teatro: se ci si riuscisse a portarlo in televisione, diventerebbe un’esperienza singola perchè sei a casa tua. Ma nello stesso tempo condivisa con milioni di persone che provano le tue emozioni oltre la sala del teatro". E la fase due del progetto? "Lanciare un appello ai grandi sponsor che credono nella cultura e a una forma di tutoraggio verso le giovani leve del teatro. Oggi mi nutro dell’immobilità che costringe a guardarsi dentro. E’ il momento della verità" © RIPRODUZIONE RISERVATA

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