"My love, my drive, it came from… Pain! You made me a, you made me a believer, believer" (Il mio amore, mio Dio, è venuto dal… Dolore! Mi hai reso un... mi hai fatto diventare un credente, credente).
Matteo Renzi – giacca marrone, camicia bianca, jeans e fisico asciutto dai chilometri macinati sui lungarni – fende le scale del Tuscany Hall a passettini lampo con in sottofondo la colonna sonora degli Imagine Dragons.
L’ingresso alla cena di Natale di Italia Viva è piuttosto all’americana: flash, selfie, cinque scambiati al volo e dito a ruotare costante, ’Ci si sente dopo’. L’ex rottamatore sembra in ’modalità 2009’, con qualche capello bianco in più che condivide con molti degli aficionados storici che affollano le oltre 600 sedie del teatro di Varlungo in attesa del tortino di verdure con crema di Montemagno cui seguirà un risotto gratinato. Piatti chic, non esattamente un menù da cena alla casa del popolo. Ma tant’è, neanche i commensali sembrano esserne assidui frequentatori.
E mentre il fedelissimo Massimo Mattei agisce con esperienza sulla mediana di centrocampo del Tuscany e stringe mani agli ospiti con il sorriso largo di sempre e la candidata a Palazzo Vecchio Stefania Saccardi prova a smorzare subito i toni di una serata che poi diventerà un crescendo rossiniano di dardi avvelenati verso la barricata dem ("Giorni di polemiche? Ma no è Natale dai..."), l’ex premier ingrana la quinta.
"C’è uno straordinario affetto stasera ma io vorrei dire una cosa... ". Rullo di tamburi perché il taccuino vuoto Renzi difficilmente te lo lascia. Dove colpisce? In Regione. Non la nomina (lo farà dopo al microfono) ma il riferimento è chiaro ed è alla possibilità di un aumento dell’Irpef da parte della governo per far fronte al buco di bilancio sulla sanità "Quando noi abbiamo governato non abbiamo mai alzato le tasse, né in Provincia, né in Comune né a livello nazionale. Che sia chiaro: noi non voteremo mai una manovra di bilancio che aumenta le tasse agli operai, agli impiegati, ai professori, ai dipendenti pubblici".
Non c’è voglia, all’inizio di battibeccare sulle comunali. "Il Pd non vuole le primarie? Bene, noi si va da soli. Sono loro che hanno cambiato idea", dice senza accelerare troppo Renzi. Altre due battute prima dell’abbraccio dei suoi in una lenta avanzata verso il tavolo apparecchiato sotto il palco: "Nardella? Non l’ho sentito". "Cosa penso di Schmidt? Ma io oggi voglio parlare di Beltran... ". Passa qualche minuto e Stefania Saccardi – che qualcuno dice di aver intravisto nel pomeriggio in uno sky box con Cecilia Del Re alla partita della Fiorentina – si dimentica dello spirito natalizio e lancia un missile alla candidata Dem Sara Funaro. "Abbiamo bisogno di una persona che faccia la sindaca, non di una discendenza dinastica", facendo riferimento all’investitura diretta dell’attuale assessore al welfare senza passare dalle consultazioni di coalizione. C’è tempo anche per un altro graffio, quello del sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini che ironizza sull’ipotesi nardelliana del restyling del Franchi a slot, in attesa dei finanziamenti. "Come si fa lo stadio a lotti? Ora si fa il wc, ora si fa il bidet... ", scherza Casini che strappa gli applausi del Tuscany.
Insomma le schermaglie dialettiche tra Iv e Pd non si addolciscono neanche ai primi morsi di panettone. E visti i toni non c’è neanche da aspettarsi un break per il cin cin di San Silvestro.