San Francesco Saverio, lo scrigno con le reliquie dall'India a Firenze per il restauro

L'Opificio delle Pietre Dure, che realizzò l'opera, è stato incaricato anche di ridarle l'antico splendore

Lo scrigno delle reliquie (Fonte: The Indian Christianity Circuit)

Lo scrigno delle reliquie (Fonte: The Indian Christianity Circuit)

Firenze, 29 agosto 2018 - Partirà da Goa per Firenze, dove verrà restaurato presso l'Opificio delle pietre dure, lo scrigno d'argento e vetro che contiene le spoglie di San Francesco Saverio, il missionario spagnolo gesuita giunto nel sud dell'India nel sedicesimo secolo, e oggetto di un culto vivissimo in tutto il paese. Lo anticipa al quotidiano Times of India padre Patricio Fernandez, rettore della basilica barocca del Bom Jesus, che, nella città di Old Goa, conserva la teca all'interno di un altare monumentale.

Padre Fernandez spiega che il cofanetto ha bisogno di urgenti restauri perché la struttura in argento si è ossidata e ha perso lucentezza: «Lo scrigno è ormai interamente ricoperto da una patina scura, di un colore tra il bruno e il verdastro, che deve essere rimossa con un intervento specializzato. Il restauro verrà affidato agli esperti dell'istituto fiorentino, che dovranno trasferirlo in Italia».

Nel 1998, invece, restauratori dell'Opificio fiorentino eseguirono, all'interno della cattedrale, un intervento di pulitura e restauro dell'altare monumentale che ospita la teca, riportando all'originario splendore gli intarsi di pietre pregiate, stucchi e bronzo delle pareti. Il monumento, donato da Cosimo III de Medici alla chiesa gesuitica di Goa, venne realizzato proprio dai maestri dell'Opificio fiorentino alla fine del diciassettesimo secolo, dal 1689 al 1695, su disegno dell'architetto Giovan Battista Foggini; dopo essere stati esposti a Firenze i quaranta pezzi che compongono le fiancate dell'altare monumentale vennero imballati e spediti verso il sud dell'India.

Qui, raggiunta la città di Goa, vennero rimontati nella cattedrale da maestranze locali, sotto la supervisione di maestri dell'Opificio: era il 1698, esattamente tre secoli prima del restauro del 1998. Quell'intervento, finanziato anche dall'Ambasciata italiana a Delhi, non aveva però toccato il cofanetto d'argento che verrà adesso inviato a Firenze. (ANSA).

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