Firenze è davvero razzista? "Noi, neri in città: vivere qui non è così difficile"

Firenze è davvero razzista? Ecco alcune riflessioni dopo le parole della cronista del New York Times che ha raccontato di essere stata ricoperta di insulti in città solo perché nera

Diye Ndiaye, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Scandicci, al centro delle polemiche per la foto della campagna Benetton

Diye Ndiaye, assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Scandicci, al centro delle polemiche per la foto della campagna Benetton

Firenze 16 novembre 2018 - Diye  Ndiaye ha 48 anni, è una antropologa, è la presidente dell’Associazione dei senegalesi di Firenze e di mestiere fa l’assessore all’Istruzione, alla cooperazione internazionale e alla fromazinoe professionale a Scandicci. In riva d’Arno è sbarcata quasi trent’anni fa. Da studentessa. «Mi dispiace per la cronista del New York Times – commenta – mi dispiace perchè non deve essere stata cosa piacevole. Io ho studiato in via de’ Bardi alla scuola internazionale, ho lavorato al teatro di Sant’Ambrogio, ma la sua è una realtà che non ho conosciuto e non ho vissuto».

Le accuse di città razzista a Firenze non le condivide: «Sono forti e secondo me non giustificate». Anche se ha vissuto sulla pelle della sua comunità senegalese le uccisioni di piazza Dalmazia e del Ponte Vespucci. «Ho visto la città reagire con forza e senza esitazioni a quei fatti. Qui nel 1962 Giorgio La Pira invitò i presidenti dei paesi africani per costruire un ponte di dialogo fra le culture». Nemmeno la recrudescenza a livello nazionale la convince: «Stiamo tutti lavorando per superare questa fase... No, Firenze non merita queste accuse».

La stessa interpretazione di Pape Djaw, ex consigliere comunale a Firenze. «Definire Firenze strutturalmente razzista è sbagliato». Anche se negli ultimi dieci anni ci sono stati tre omicidi di tipo razziale. «Fatti che ci preoccupano, ma che non offuscano le tante manifestazioni di solidarietà». Pape Djawe però fa un’accusa a Palazzo Vecchio: «Fa troppo poco contro questa grande ondata di razzismo dei nostri tempi. Vent’anni fa Firenze, Torino e Bologna facevano parte della coalizione mondiale delle città contro il razzismo e ne eravamo fieri». Insomma a Firenze il problema del razzismo c’è, «ma definirla una città razzista non è giusto».

E poi c’è Audrey Alloh, atleta fiorentina, famiglia originaria della Costa D’Avorio, primatista italiana della 4x100. «Il pregiudizio legato al colore della pelle c’è – ammette – se sei nera e magari sei in attesa di un bus, qualcuno, anche in pieno giorno, ti avvicina e pensa che tu sia una prostituta. Ma sono comportamenti fastidiosi, non ho mai vissuto atteggiamenti razzisti alla Firenze Marathon o all’Università».

Lorenza Giani, è una esponente del Pd fiorentino. Le sue figlie hanno un colore diverso dal suo, come quello del padre. «Le ho viste crescere serene in mezzo ai loro coetanei – racconta – se battute ci sono state, le hanno fatte gli adulti. E’ vero che il vento politico è cambiato, ma i valori di Firenze non cambiano: restano l’apertura e l’accoglienza». E poi c’è la battuta dell’onorevole Giovanni Donzelli (FdI): «Regalerò alla giornalista del New York Times un cofanetto con i film di ‘Amici Miei’: forse così riuscirà a comprendere i fiorentini». Lo segue a ruota Il vicepresidente del consiglio regionale, Marco Stella (FI): «Se c’è una caratteristica che contraddistingue i fiorentini è quella dell’accoglienza e della tolleranza, senza pregiudizi, razzismo e xenofobia non ci appartengono».

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