Rapinarono un’anziana in casa Arrestati falsi tecnico e poliziotto

Banditi in trasferta: arrivavano in furgone, scaricavano una moto e andavano alla ricerca delle vittime

Detenuti al carcere di Marassi, stavano per uscire e riprendere le loro scorribande ai danni delle persone anziane, sole, indifese i due italiani di origine sinti arrestati dai carabinieri del nucleo operativo del capitano Marco Calò. Ai due, 49 e 28 anni, pluripregiudicati di Carmagnola (Torino) è stata notificata un’ordinanza di custodia – per rapina aggravata – del giudice Piergiorgio Ponticelli richiesta dal pm Christine Von Borries (nella foto). Nessuna indicazione sui nomi degli arrestati per la stretta alla diffusione delle notizie voluta da alcuni mesi.

La rapina aggravata data 14 giugno. Quel giorno i due, ben descritti dalla vittima, una 85enne, misero nel mirino l’anziana, che risiede in un condominio di via Nardi, in zona Campo di Marte. L’avevano vista e adocchiata in via Mannelli, impegnata a portare la spesa a casa. L’avevano seguita, in moto, con molta discrezione. Erano poi riusciti a entrare nel portone del palazzo un attimo prima che si richiudesse e pochi istanti dopo in casa guadagnadosi una iniziale fiducia. Come? L’uno presentandosi come tecnico addetto al controllo delle perdite di acqua dai rubinetti; l’altro, entrato in scena, in seconda battura, come poliziotto municipale con pettorina d’ordinanza, berretto e stemma della Repubblica. Perfetta la recita: ’Signora, che cosa accade qui? Abbiamo avuto notizie di truffe agli anziani, stia attenta. Ha gioielli? Tutto a posto? Controlli, per favore..’. E lei era andata a controllare in camera da letto. Poi, però, era stata richiamata dal ’tecnico’: ’Può venire un attimo qua a vedere se esce l’acqua?’ E lei era andata a ’controllare...’ Ma si era quasi subito insospettita. Aveva urlato, chiesto aiuto ai condomini: "Ci sono due truffatori". Troppo tardi, il colpo (bottino ingente: 60mila euro) era riuscito, il finto poliziotto aveva infilato i preziosi nel giubbotto. Per scappare, mnon avevano esitato a strattonarla e a chiuderla in cucina. Pronta tuttavia la chiamata al 112 e anche questo è stato utile.

Da quel giorno fino al 13 luglio i carabinieri hanno indagato partendo dalla visione delle telecamere di videosorveglianza cittadine. E’ emerso che i due erano giunti la mattina presto a Scandicci a bordo di un furgone, fermandosi nel parcheggio del San Giovanni di Dio dove la coppia di banditi avrebbe scaricato dal retro del veicolo un motociclo di grossa cilindrata, dalla targa falsa, per girare agevolmente in città in cerca di prede coi ’requisiti’ di cui sopra. A colpo eseguito i due erano tornati al furgone, avevano caricato lo scooter e si erano eclissati. Peraltro hanno pare l’accortezza di cambiare i connotati del motociclo applicandovi sopra pellicole colorate. Di fatto identificati e fermati nei giorni successivi per un controllo ’casuale’, avevano vari arnesi da scasso, una pettorina, un lampeggiante e un distintivo della polizia locale. E numerose ricetrasmittenti per tenersi in costante contatto radio anche durante l’esecuzione dei colpi. "Un sodalizio collaudato" secondo i carabinieri.

R. F.

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro