Quella Viola sporca di sangue "Mio padre Bruno Beatrice può finalmente avere pace"

Parla il figlio Alessandro, che da anni si batte per ottenere verità sulla morte del babbo "Sono 36 anni che aspetto, non ho fretta. Spero che stavolta l’omertà possa essere sconfitta"

di Gigi Paoli

"Mio babbo Bruno Beatrice è morto nel 1987. Sono trentasei anni che aspetto, non ho fretta. Dobbiamo affrontare un mare pieno di insidie, il mare del calcio, e bisogna prepararsi bene. Ci serve una barca solida, non un gommone".

Alessandro Beatrice, il caso di suo padre Bruno è forse quello più paradigmatico riguardo al legame fra il calcio degli anni Settanta e l’abuso di farmaci e cure mediche: crede che l’istituzione di una Commissione parlamentare d’inchiesta, come sarà chiesto dalla Toscana, possa finalmente abbattere il muro dell’omertà?

"Il sistema calcio ha barriere di protezione in valicabili, a meno che davvero l’unione non faccia la forza. Questa non è questione di colori politici, ma di rispetto della Costituzione".

Articolo 32, immagino.

"Esatto. Che testualmente dice: ’Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge’".

C’è infatti chi replica che i calciatori non erano obbligati a prendere certi farmaci o a essere sottoposti a certi trattamenti....

"E’ una bugia enorme. Lo sanno tutti che a quei tempi, prima delle partite, se non prendevi certe ’pasticchine’ per rompere il fiato, finivi in panchina. Non diciamo sciocchezze".

Secondo lei, i casi di calciatori famosi morti di recente per tumori e o leucemie possono, per così dire, accorciare la strada verso la verità?

"Vialli o Mihajlovic sono nomi importanti sì, impongono riflessioni a tanta gente, ma gli altri chi sono? Non hanno lo stesso valore di uomini? Il concetto è che non si ha mai diritto, a nessun livello, a giocare con la vita delle persone. La salute è una sola, la vita è una sola".

Lei è stato molto critico con chi, Dino Baggio per esempio, ha espresso preoccupazione per quello che prendeva quando giocava...

"A quanto pare ha tenuto a lungo dentro di sé queste perplessità e ora ha voluto tirar fuori questo rospettino che aveva in gola. Ma se dovessero essere confermati i suoi sospetti, io lo riterrei responsabile del suo silenzio in tutti questi anni in cui poteva parlare e non l’ha fatto".

Il presidente della Repubblica, Mattarella, ha risposto alla sua lettera in cui chiedeva verità per Bruno?

"Ancora no, ma penso che lo farà. In passato lo ha fatto".

Qualcuno, stupidamente, disse una volta che le sue azioni facevano male alla Fiorentina.

"Io amo la Fiorentina, mia figlia si chiama Viola e mio nipote Bruno, sono tifoso della Fiorentina. Ma odio le persone che per i soldi hanno distrutto l’amore per quella maglia per cui mio babbo ha dato sudore e sangue".

Cosa si aspetta ora?

"Mi preme dire che la mia famiglia non sta facendo una guerra da più di trent’anni, ma cerca solo di dare pace a Bruno, che è ancora qui con noi e ci dà la forza di andare avanti. E non solo per lui, ma anche per tutti quelli che non possono parlare".

Alessandro, crede davvero che questa volta sarà la volta buona per arrivare alla verità?

"Mi piace questa domanda, perché è piena di spine. E sì. Sono certo che ce la faremo: usciremo da questa spinaia pieni di sangue, ma ne usciremo. Non per tutti i casi, e non so quanto tempo ci vorrà. Ma i tempi sono cambiati: la ribellione è più forte della paura".

Ed è più forte dell’omertà.

"Riusciremo a completare quel puzzle. E Bruno avrà finalmente pace".

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