Quando Di Pietro lodava il Forteto, «Sono stato raggirato anch’io»

Nel 1997 la visita da candidato senatore. E nel 2011 perfino un libro

Antonio Di Pietro

Antonio Di Pietro

di Paola Fichera

Firenze, 5 luglio 2015 - Dal tragico al grottesco. Nella storia del Forteto, la «comunità famiglia» (perché questa è la sua definizione amministrativa) che insegnava l’odio per la famiglia, in questi 37 anni non è mancato nulla. All’interno la famigerata ‘stanza’ degli abusi, all’esterno la credibilità e il prestigio crescente: dei partiti di sinistra, delle istituzioni, perfino della comunità scientifica. Un inferno dipinto come un paradiso. E la sinistra ci teneva al suo Forteto: vero e proprio gioiello di cui fregiarsi, per esempio, in campagna elettorale. Nella trappola è caduto, fra gli altri, anche l’ex magistrato Antonio di Pietro. Nell’autunno del 1997 Di Pietro si candida per il Senato sotto la bandiera dell’Ulivo e il Pds gli garantisce il collegio blindato del Mugello.

Di Pietro, se lo ricorda il Forteto in Mugello?

(esita al telefono, poi capitola) «Non saprei cosa dire. Non ne so niente».

Ma di questa comunità degli orrori si parla da anni. La prima condanna per abusi è del 1985...

(quasi spazientito) «Ma che ne so! Ci sarò stato in campagna elettorale, ma non ricordo nulla. E’ una cosa di 18 anni fa!».

Forse non ricorda il 1997, ma nel 2011 lei ha firmato la prefazione di un libro...

«Davvero non saprei che dirle, non ricordo niente nemmeno della prefazione. Che vuole, era campagna elettorale... Ma che è successo?».

Fiesoli, il capo della comunità, è stato condannato di nuovo in primo grado a 17 anni di carcere per abusi sessuali.

«Non so niente. Davvero non saprei cosa dire».

E quello che arriva è il clic di fine conversazione. Poi, è lo stesso Di Pietro a richiamare.

Si è ricordato qualcosa?

«No, no. Piuttosto mi spieghi bene. Ma cosa è successo?».

(Segue un rapido riassunto).

Nulla da dire?

(in imbarazzo) «Sono francamente stomacato. Mi viene da vomitare pensando a cosa hanno subìto quei ragazzi. Posso solo augurarmi che la giustizia vada avanti e che al più presto chi si è macchiato di reati così infamanti finisca in carcere».

Scusi, il libro «Fili e nodi» è del 2011 e pochi mesi dopo Fiesoli viene arrestato.

«Cosa vuole che le dica? Sono stato raggirato anch’io. E provvederò...».

Vuol dire che è arrabbiato?

«Arrabbiato è decisamente troppo poco!» E stavolta chiude definitivamente la conversazione.

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