"Qui Firenze è provincia di Arezzo"

Lo strano caso del giardino di Gavinana: "Dieci metri di terra straniera"

Francesca abita in via di Ripoli, con Alessio, nella casa il cui giardino confina con la ‘provincia di Arezzo’

Francesca abita in via di Ripoli, con Alessio, nella casa il cui giardino confina con la ‘provincia di Arezzo’

Firenze, 1 aprile 2019 -  Ci sono francobolli dei nostri piccoli mondi che sfuggono agli sguardi distratti della quotidianità. Eppure nascondono storie per certi versi epiche. Francesca e Alessio abitano a Gavinana, via di Ripoli, civico 51. Sorridono gentili mentre ci raccontano che la siepe del loro giardino, guarda un po’, è in provincia di Arezzo. E lo è anche quel fazzoletto verde – una decina di metri quadri e spiccioli con una colonna spezzata al centro – chiuso con un lucchetto al cancellino che divide la loro casa dalla strada vicina, via Benedetto Accolti.

Non è un pesce d’aprile, parola nostra. Solo una faccenda curiosissima che affonda le sue ragioni nella storia. Volete sapere perché c’è un ‘coriandolo’ di Firenze che è di ‘competenza’ aretina?

Mettiamo la retromarcia e viaggiamo allora fino al 1289. Battaglia di Campaldino, fiorentini contro aretini. Dopo uno scontro sanguinoso i primi catturarono alcune centinaia di nemici e li rinchiusero nelle carceri della città. Tanti di loro finirono ‘in gattabuia’ i loro giorni. Nessunò reclamò mai i corpi di alcuni, dei più poveri si suppone. Si decise allora di seppellirli in una fossa comune, proprio lungo la strada che oggi porta il nome di via di Ripoli. Ora ingraniamo un’altra marcia, la quinta, e corriamo fino al secolo scorso. 1921. Per volontà del Comune di Arezzo viene eretta una colonna e recintato un giardinetto di cui la città del Petrarca promise di prendersi cura. Sotto la colonna una lapide.

Recita così: «Sulla via lungo la quale l’oste guelfa fiorentina moveva le insegne per andare in terra di nemici, questo cosiddetto ‘cantone di Arezzo’, che è del comune ghibellino proprietà, d’ignota secolare origine riceveva, dal verso immortale del poeta combattente, in Campaldino memoria degli infausti odii da città a città oggi, nell’italiana concorde potenza, aboliti per sempre». Il poeta citato? Dante, naturalmente. Il Sommo Poeta, infatti, partecipò alla battaglia di Campaldino, ricordandola nell’Inferno. «Pensi – sorride Francesca – mi ero anche informata per acquistare dal Comune di Arezzo il pezzo di giardino, promettendo di aver cura della colonna ma...».

Ma nulla da fare. La storia è storia. «D’altronde – dice Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale e innamorato pazzo di storia toscana - quella battaglia segnò il primo processo di espansione di Firenze che la portò poi a diventare capitale del Granducato. Ricordare e proteggere quella colonna è doveroso». Tutti gli anni, l’11 giugno, le amministrazioni comunali delle due città posano un mazzo di fiori in ricordo dei caduti di quella guerra lontana.

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