Firenze abbraccia gli ucraini al gelo. "Una tragedia, non hanno più nulla"

Il convoglio della Misericordia nell’ultimo paese polacco prima del confine: scenario agghiacciante "Una fila infinita di profughi senza cibo e costretti a dormire in strada. Ne stiamo salvando il più possibile"

Lo stoccaggio di merci prima della partenza alla volta dell’Ucraina

Lo stoccaggio di merci prima della partenza alla volta dell’Ucraina

Firenze, 6 marzo 2022 - "Siamo al confine, mi aspettavo una situazione tragica, ma sinceramente non a questi livelli". Avevamo lasciato il convoglio della Misericordia, partito giovedì dalla Mercafir in direzione Ucraina, fermo in sosta a un autogrill di Cracovia dopo le prime 24 ore di viaggio estenuanti. Gianluca Pantano, uno dei volontari che si trova nel mezzo di testa della carovana dei volontari, ci porta nuovamente con i suoi racconti a scoprire quello che succede sulla linea di confine tra Polonia e Ucraina.

Video, audio, messaggini e foto in continuo arrivo, a testimoniare ogni sforzo e tutta la fatica fatta durante la giornata. "Ci siamo fermati a dormire, eravamo davvero stanchi dopo le prime 36 ore di viaggio. – racconta – In questo modo arriveremo al confine in mattinata, e non alle 5, un orario molto complicato". La meta della spedizione è Dorohusk, un piccolo villaggio a pochi chilometri dal confine con l’Ucraina. "Siamo arrivati al confine, fa veramente tanto freddo – scrive Gianluca alle 11.30-. Meno male che ieri ci siamo fermati, perché c’è stata una nevicata tremenda, sarebbe stato un guaio".

Ci diamo appuntamento al tardo pomeriggio, perché, finalmente, è il momento per la Misericordia di svuotare i mezzi, portando i farmaci che da Firenze hanno percorso più di 1.500 chilometri. "Non hai idea, sembra di stare in un film – inizia così la chiacchierata con Gianluca – In mattinata siamo arrivati in questo centro di raccolta, con il quale avevamo preso contatti prima di partire, grazie anche alle persone dell’ambasciata che viaggiano con noi. Ci sono tantissimi ragazzi ucraini che si sono organizzati lungo tutti i villaggi sul confine, riuniscono tutto qui in dei magazzini, e poi smistano portando loro all’interno del paese, a seconda delle necessità. Sono veramente degli eroi, vivono in condizioni disastrose, non hanno i bagni, dormono su materassi buttati per terra, ma non gli interessa. Gli abbiamo detto che gli avremmo portato dei letti la prossima volta, ma ci hanno pregato di portare solo cibo e medicinali, nient’altro, perché non vogliono niente".

E in una situazione così, non possono che nascere dei fortissimi legami affettivi. "E’ stato incredibile, ci siamo scambiati le bandiere, mi hanno regalato quella ucraina, ci siamo abbracciati, è stato bellissimo. Poi abbiamo subito riempito un camion diretto verso il paese, e li abbiamo aiutati a immagazzinare tutte le cose che abbiamo portato". Finito il primo passaggio, portati a destinazione gli aiuti, è iniziata la seconda fase della spedizione.

"Abbiamo un altro obiettivo, riuscire a portare in Italia quanti più profughi possiamo. Ma è una situazione folle, c’è una vera marea di gente, non si vede la fine della coda di persone assiepate lungo il confine. C’è chi cerca un passaggio verso la prima cittadina, anche per combattere il freddo che è tremendo, e chi spera di trovare un aiuto. Avevamo già preso accordi con alcuni profughi, e in questo momento già 10 persone sono nei nostri mezzi, pronti a partire con noi per l’Italia. Abbiamo una madre con 5 figli e un’altra con 3. Stiamo aspettando altri 5 con cui eravamo già d’accordo, poi vedremo come fare. Stiamo cercando di capire anche la logistica, ma appena avremo un buon numero di persone ripartiremo subito alla volta dell’Italia".