Giovanni Morandi Quando parecchi anni fa i piccoli centri insorsero contro la chiusura degli uffici postali, le proteste vennero viste come espressioni di un conservatorismo provinciale. E invece avevano ragione. Sembrerà un accostamento strambo ma c’è un filo tra la rinascita degli uffici postali e l’opposizione degli studenti al progetto di accorpamento tra scuole con tradizioni diverse, vedi i classici Galileo e Michelangiolo. Il filo è quello della memoria e delle radici che costituiscono una precisa identità, che non può essere sostituita o trapiantata. E’ successo anche per gli uffici postali nei centri abitati. Per far sopravvivere quelle piccole comunità minori occorre ci siano quattro o cinque pilastri ovvero la scuola, la farmacia, un alimentari e le poste. Se viene a mancare uno di questi elementi la comunità si disperde. Arrivarono gli stupidi e ottimisti anni Ottanta e ci spiegarono l’arrivo del digitale con la fine di tutto quel che c’era, diventato obsoleto. Poi hanno scoperto che le poste servivano eccome e proprio là dove erano state abbandonate provocando un’ulteriore fuga verso la città. Finalmente è arrivato il contrordine. E ora è stato deciso che quegli uffici diventeranno lo sportello unico per tutte quelle operazioni che ci richiede una burocrazia più difficile da seguire. E’ il ritorno del passato, quel passato che fa la differenza tra una scuola e l’altra e spiega la difesa delle singole identità dei vari istituti. Un legame che fa parte della storia di tutti. Ad esempio chi scrive era studente del liceo scientifico Leonardo da Vinci e come si sa esiste anche l’istituto tecnico industriale da Vinci, dei cui studenti ci sentivamo cugini ma non di più perché gelosi della nostra appartenenza. E la stessa cosa avviene tra gli studenti del Galileo e del Miche, anzi di più. Solo un ingenuo burocrate può pensare che il passato non conta e che le individualità siano sostituibili. Se hanno bisogno di risparmiare facciano meno sprechi.