Pitti riapre con la mostra di Garzoni

Oggi il ritorno alla vita del Palazzo: forme, poesia e natura sono "La grandezza dell’universo". Fino al 28 giugno

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“Miniatrice di Madama Reale”. E’ uno dei prestigiosi titoli che ricevette questa stravagante pittrice barocca, geniale ed eclettica quanto ribelle e raffinata. Non a caso Giovanna Garzoni, nata ad Ascoli Piceno intorno al 1600 e morta a Roma nel 1670, era amica di Artemisia Gentileschi e con lei girò le più importanti corti del tempo, dipingendo, facendosi apprezzare e lasciando una delicatissima scia della sua arte, fatta di ritratti, fiori, animali, conchiglie, piante, atmosfere esotiche e profumi orientali.

E’ con lei che Palazzo Pitti torna al pubblico dopo il lungo lockdown, riaprendo oggi i musei della reggia e inaugurando la mostra "La grandezza dell’universo nell’arte di Giovanna Garzoni" negli spazi dell’Andito degli Angiolini, dove resterà allestita fino al 28 giugno, a cura di Sheila Barker .

Qui sono riunite cento opere, per quella che è la prima monografica dedicata alla Garzoni, fra nature morte, strani insetti e animali dall’espressività quasi umana, tra dipinti, miniature su pergamena, che era il supporto prediletto dalla Garzoni, disegni, oltre ad un grande paliotto a tema floreale di oltre quattro 4 metri di lunghezza. Tutto ciò a fianco di porcellane antiche, avori e bronzi rinascimentali, a ricostruire il sapore di un’epoca.

Alla corte dei Medici Giovanna Garzoni approdò all’età di 19 anni, dopo aver studiato a Venezia la tecnica della pittura ad olio, perfezionando le arti della calligrafia, della miniatura, l’uso degli strumenti a corda e il canto. A 22 anni sposò Tiberio Tinelli, ritrattista veneziano, ma la loro unione fallì a causa di un voto di celibato di Giovanna, pronunciato per fuggire la predizione di una morte per parto. Il matrimonio terminò con i parenti di lei pronti a testimoniare il ricorso alla stregoneria.

Accogliendo l’invito del fratello a cercare la propria “libertà”, nel 1630 Giovanna si trasferì a Napoli, a servizio del duca di Alcalà, insieme ad Artemisia Gentileschi. Con lei condivise viaggi ed esperienze, prendendo l’eroina ad esempio e modello a cui ispirarsi. Abile nel garantirsi il favore dei suoi committenti, Giovanna si specializzò nella miniatura su pergamena, dipingendo oggetti esotici e soggetti tratti dal mondo vegetale ed animale. Passando per Roma, ottenne il patrocinio dei Barberini e fu introdotta all’Accademia dei Lincei. Nel 1632 si trasferì a Torino, ed è qui che ottenne il titolo di “Miniatrice di Madama Reale”. Di nuovo con Artemisia si diresse in Inghilterra alla corte di Carlo I e poi a Parigi, nella cerchia del cardinale Richelieu di cui realizzò il ritratto (esposto in mostra). Tra il 1642 e il 1651 visse principalmente a Firenze, lavorando per i Medici e dipingendo moltissime miniature. Stabilitasi infine a Roma, si spense nel 1670 e, prima donna ad ottenere questo onore, venne sepolta nella chiesa dell’Accademia di San Luca.

In mostra, oltre a molte opere di proprietà del Gabinetto Stampe e Disegni degli Uffizi, numerosi prestiti da collezioni private, da musei nazionali ed esteri. Tra le particolarità, le miniature floreali, con frutta, piante esotiche e piccoli animali di ogni genere, fino all’opera simbolo della mostra, la celebre Canina (piccolo cane) inglese raffigurata su un tavolo accanto ad una tazza cinese e ad alcuni biscotti.

"Giovanna Garzoni riuscì a farsi valere – afferma il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmid – e a creare, anche nel nascente genere della natura morta, un linguaggio originale e profondamente poetico".

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