Protesta contro caro energia, drappi neri a Firenze: "Le bollette uccidono"

Il Caffè dell'omonima piazza in lutto: "Le città senza le nostre luci sono condannate a morire"

Il drappo in piazza San Marco

Il drappo in piazza San Marco

Firenze, 30 agosto 2022 - Un drappo nero scende dal palazzo che ospita il Gran Caffè San Marco, una delle vittime del caro energia che sta lasciando senza ossigeno botteghe e attività fiorentine. Il testo, lasciato con vernice rossa quasi a simboleggiare il sangue, non lascia ombra a nessun dubbio: “Le bollette uccidono”.

Gualserio Zamperini, il titolare del Caffè più antico della città (secondo solo a Gilli), dal 1870 in piazza San Marco, allestisce così una sorta di funerale della città “perché è quello che accadrà se nessuno si deciderà a prendere decisioni forti e a fare finalmente scelte che tutelino il paese”. Accanto campeggia un altro drappo, sul quale, sempre in rosso su nero, il titolare invita “le associazioni di tutte le categorie a esprimersi” per non “lasciarci morire”. “Italia al buio – si legge -. Pagare le bollette? No, noi non possiamo, cittadini controllate le vostre!”.

Sul bancone del Caffè San Marco giace una bolletta da 22.105.96 euro riferita a luglio 2022, a fronte di 4.890,13 euro del luglio 2021. “Io non la pagherò e farò ricorso, questa è una rapina. Chi ci governa deve capire che le città senza le nostre luci sono condannate a morire” aggiunge Zamperini che, la scorsa settimana, fu il primo in Italia, ad esporre entrambi i bollettini in vetrina, con un duro attacco: “La politica? Assente, impotente o connivente? Io non voto”. “Assente perché chi ci governa lo è sempre stato – prosegue -, impotente perché il problema è sotto gli occhi di tutti e nessuno riesce a trovare una soluzione, connivente perché anche un bottegaio come me ha capito che c'è qualcosa che non funziona”.

Lo storico titolare è amareggiato. Non vuole assolutamente che sia lui a chiudere il locale che è in piazza San Marco dal 1870. “Sono dietro questo bancone dal 1984 – sussurra – e ho investito tutta la mia vita in questo locale. Mi fa male il cuore ma purtroppo cifre del genere sono insostenibili e se nessuno farà qualcosa saremo costretti a chiudere”.

Zamperini proprio non se lo spiega: stessi orari, stesso locale. “Come è possibile un aumento del genere? C'è una speculazione...” dice. Il caro bolletta si aggiunge alla mancanza di personale (“Si sono presentati solo persone che percepiscono reddito di cittadinanza e che mi hanno chiesto di lavorare a nero” le sue parole”) e all'incremento vertiginoso delle materie prime.

“Da anni compro gli stessi prodotti – prosegue – che mi sono arrivati a costare anche il 40% in più. Poi, dal primo settembre, dovrei smontare il mio dehors che vale il 40% degli incassi, per i lavori della tramvia. Io sono assolutamente favorevole, sia chiaro, ma per noi sarebbe importante lavorare nel mese di ottobre. Ci darebbe una boccata di ossigeno”. 

 

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