"Più prevenzione e meno stereotipi. Il nostro piano"

L’ assessore con delega alle politiche di genere Nardini svela l’azione al femminile della Regione

La Regione ha acceso un riflettore importante sulla violenza di genere

La Regione ha acceso un riflettore importante sulla violenza di genere

Lisa Ciardi, 24 novembre 2020 - «La violenza contro le donne è una piaga sociale e culturale che attraversa ancora le nostre comunità con numeri sconcertanti, la cui reale entità non è ancora del tutto emersa, nonostante i grandi passi avanti compiuti in questi anni in termini di monitoraggio, di educazione e di sostegno alla denuncia". A fare il punto della situazione e a indicare le priorità della Regione Toscana in questo ambito è Alessandra Nardini, assessora regionale con delega alle politiche di genere. Una analisi fatta proprio a ridosso del 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne e, più in generale, alla violenza di genere. Assessora, qu ali sono le criticità maggiori? "Uno dei troppi ostacoli che una donna trova ancora, tra sé e la garanzia di poter denunciare in totale sicurezza, è la natura spesso domestica della violenza, con i connessi elementi di subordinazione psicologica ed economica e il velenoso retaggio culturale che fatti come questi siano una ’questione privata’". E invece non è affatto così, vero? "Le figlie e i figli delle vittime sono spesso vittime dirette o indirette a loro volta, con effetti pesantissimi. Non ci può sfuggire che il lockdown di questa primavera e le successive necessarie restrizioni che stiamo vivendo mostrino, tra gli effetti collaterali più seri, proprio la recrudescenza delle violenze domestiche, complicando ulteriormente la possibilità di denunciare a causa delle convivenze forzate". Cosa è stato fatto sul territorio per affrontare la situazione? "Le reti locali antiviolenza, le istituzioni e le associazioni hanno moltiplicato i loro sforzi per non lasciare sole queste donne, grazie a un lavoro incredibile da parte delle operatrici. Come Regione mettiamo in campo un lavoro importante e continuo di monitoraggio e di analisi di questo terribile fenomeno, per rendere i servizi sempre più adeguati ed efficienti". E poi? Accanto alla necessaria risposta normativa e repressiva, c’è bisogno però di agire sul fronte culturale, sull’educazione e la prevenzione, a partire dalle scuole, dall’educazione delle giovani generazioni a una cultura del rispetto, dell’effettiva uguaglianza e dall’abbattimento degli stereotipi di genere". Dunque, come agire? "Come Regione Toscana, vogliamo proseguire nei progetti educativi e culturali sul tema e vorremmo utilizzare parte delle risorse del Fondo Sociale Europeo per rilanciare quei percorsi messi in atto con la Legge regionale 16/2009 sulla cittadinanza di genere, in particolare per quanto riguarda la lotta agli stereotipi". Quali altre azioni avete in programma a livello regionale e come giunta? "Vogliamo portare avanti un piano di ’empowerment’ femminile. Parliamo dell’inserimento lavorativo, o della ricollocazione nel mercato del lavoro, come elemento essenziale per liberare molte donne dal ricatto economico. Parallelamente, intendiamo operare per facilitare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, con strumenti come la flessibilità oraria contrattuale, educare a una più omogenea distribuzione dei carichi di cura familiare tra donne e uomini e promuovere tra le ragazze lo studio delle materie scientifiche". Ci spieghi meglio. "Vogliamo mettere in campo un approccio a questi temi che sia integrato e su più livelli, come prevede il progetto Ati, contenuto nel programma di legislatura, di cui ho personalmente la delega come assessora. Uscire dalla violenza, come individui e come società è possibile, rendendo le nostre società più giuste, più civili e, soprattutto, salvando migliaia di vite".  

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