"Pericolo tecnologie Creano delle disparità"

Ci sono bambini che non hanno alle spalle famiglie capaci di aiutali e che ancora non conoscono bene la lingua

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"Siamo usciti dalle classi ed entrati nelle case. Con i miei alunni adesso si parla anche di come stanno i familiari, ci si scambiano consigli e aiuti. Pensi che una ragazzina mi invia perfino dei tutorial per provare a restare in forma in queste giornate difficili". Marie Barilà, maestra della primaria Bargellini, insegna italiano, inglese, storia e musica.

Come sta andando la didattica a distanza?

"Sto lavorando con GSuite, la piattaforma adottata dal mio istituto, e mi trovo piuttosto bene. Ci sono però grossi problemi di connessione. Soprattutto la mattina la linea è sovraccarica. Avere tutti i bambini in videoconferenza è impossibile".

E quindi come fa?

"Ho diviso la classe, una quarta, in piccoli gruppi. Ci sentiamo a orari differenti, a seconda delle esigenze familiari. Cerco di venire incontro a tutti, tra chi lavora e chi magari ha un solo pc".

Ieri che lezione ha svolto?

"Il lunedì ci colleghiamo alle 10,30 e facciamo inglese. I bambini si sono esercitati con dei link interattivi ed hanno tradotto alcune frasi. Abbiamo poi lavorato sulle preposizioni. In tutto, 40 minuti di lezione interattiva con 11 ragazzini".

Tutti si collegano?

"Purtroppo no. Due bimbi sono rimasti in Cina. A loro lascio i compiti sulla piattaforma e me li rimandano indietro fatti. Cinque invece non si collegano mai. Hanno difficoltà come strumenti e anche come lingua. I genitori non parlano italiano e, nonostante l’aiuto delle altre mamme, non hanno capito come entrare nella piattaforma".

E quindi?

"Un problema grosso. Cerco di supplire con Whatsapp, ma con tre allievi non riesco a entrare in contatto neanche così. E’ lo svantaggio di questo sistema, che non permette a tutti di essere sullo stesso piano. Non è inclusivo".

Elettra Gullé

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