Pedopornografia in chat. "Butta tutto, c’è la polizia"

Indagine della polizia postale. Fra i 9 denunciati un ventenne fiorentino. Usava il computer e il telefonino del padre per gli scambi di materiale.

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E’ tutto così inquietante da mettere i brividi. Scoprire che il figlio di appena 19 anni èun pedofilo e uno ’spaccciatore’ di materiale pedopornografico fa rabbrividire. È lui, un lucchese, il più giovane perquisito dalla Polizia Postale, coordinata dal procuratore aggiunto di Firenze, Luca Tescaroli. Si è trattato di una complessa e delicata indagine conclusa con la denuncia di 9 persone, di cui 2 a Firenze e 2 a Lucca, per divulgazione, cessione, detenzione di materiale pedopornografico e per istigazione a delinquere aggravata. L’indagine ha avuto origine dall’analisi eseguita sul cellulare di un soggetto perquisito per fatti analoghi su cui sono stati rinvenute chat, immagini e video a carattere pedopornografico, col coinvolgimento anche di bambini in tenerissima età. Al termine dell’attività la Polizia Postale di Firenze ha identificato le persone, tra i 19 e i 55 anni che detenevano o scambiavano foto e video pedopornografici per i quali il Procuratore ha emesso i decreti di perquisizione permettendo di bloccare la diffusione progressiva dei partecipanti al gruppo.

Gli stessi nella chat si scambiavano consigli su come eludere le attività d’indagini ed erano attivissimi e avidi di entrare in possesso di video e immagini pedopornografiche sempre più cruente con neonati, bambini e adolescenti. "Ho preso il tuo nr dal gruppo, “ c’è un sacco di gente nuova e non, nel gruppo, che video hai?, “…avranno 12 anni, la più piccola ne ha 5 tipo… Manda tutti i video pedo che hai". E mentre la polizia perquisisce e sequestra computer e telefonini del padre, fiorentino, il figlio, vero utilizzatore dell’account, manda un messaggio in chat agli amici: "Qui c’è la polizia, buttate via tutta la roba". Ma non serve: a quel punto gli esperti della Polposta sono stati in grado di ricostruire i passaggi e recuperare il materiale che avevano cercato di far scomparire. Le perquisizioni, coordinate dal Centro protezione dei minori del Servizio Polizia Postale di Roma, sono state eseguite in Toscana, Campania, Friuli, Lazio e Sicilia. Sono stati sequestrati decine di telefonini e pc, dalla cui perquisizione informatica sono emersi importanti riscontri, sia per lo scambio di materiale pedopornografico, sia per l’appartenenza ai vari gruppi sui social utilizzati per la cessione del materiale. Sono in corso le analisi di tutti i supporti sequestrati per verificare il coinvolgimento di altri soggetti, e la diffusione del fenomeno. Analizzando il telefono di uno dei perquisiti è emersa la presenza di canali Telegram dove, per accedere ai contenuti pedopornografici, è necessario pagare prima 15 euro per essere ammessi.

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