Rogari
Il payback sanitario che, in soldoni, imporrebbe alle aziende fornitrici di dispositivi
medici di colmare parte del deficit del settore di molte regioni è una norma mal
congegnata e peggio concepita. Fu una risposta d’emergenza alla necessità del
controllo della spesa sanitaria, data nel 2015 dall’allora ministro della Salute Beatrice
Lorenzin per rispettare i diktat di Bruxelles. Fatta e subito congelata. Poi passata di
mano in mano in numerosi governi, sempre in stato di ibernazione, finché il governo
Draghi, all’esaurirsi della pandemia, ha fissato delle scadenze di pagamento, poi riprese e allungate dal governo Meloni. Decisamente una buffonata nazionale perché non si stabilisce un’erogazione
obbligatoria, sotto forma di tributo o altro, per poi rinviarne sine die l’esazione.I soggetti beneficiari, ossia i bilanci delle Regioni interessate, si sentono
legittimati a tenerne conto alla voce entrate di competenza considerando questi
rimborsi come dovuti, salvo poi trovarsi in difficoltà, come accade ora alla Regione
Toscana, se questa entrata viene a mancare. Va precisato che la prima responsabilità
riguarda quella sequela dei governi che hanno inapplicato la norma senza avere il
coraggio di abrogarla. La seconda, il profilo di
costituzionalità, quantomeno dubbio. Ho l’impressione che l’acquirente pubblico abbia tutto il diritto di trattare sul prezzo del dispositivo medico che acquista, anche verificando i costi reali. Ma dubito che possa imporre alle aziende fornitrici un’erogazione straordinaria a compensazione delle spese per l’acquisto. Questo sembra inficiare la libertà d’impresa e la certezza dei costi di produzione del bene conferito.
Per risanare i conti pende la
spada di Damocle dell’aumento dell’addizionale Irpef di competenza regionale. È un
provvedimento certo sgradito all’opinione pubblica, ma ineludibile se il governo
nazionale non dovesse intervenire prendendo atto della adempienza di numerosi
governi nazionali, compreso l’attuale. Vogliamo sperare che i cittadini toscani non
debbano pagare per il ricatto nazionale verso una Regione politicamente non
allineata.