Palazzo Vecchio si ferma per ricordare Capaci

Alle 17,57, ora dell’attentato, il consiglio comunale ha bloccato i lavori. E il procuratore Nicolosi sulle stragi del ’93: "Non è tutto finito"

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di Niccolò Gramigni

Per il trentesimo anniversario della strage dei Georgofili, nel 2023, "mi sono permesso di invitare il Capo dello Stato Sergio Mattarella". A dirlo è il sindaco di Firenze Dario Nardella a proposito di quella ferita aperta. Nel frattempo, prima di arrivare al 2023, il 2022 ci ricorda del trentesimo anniversario dagli attentati che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Il Comune ha organizzato una cerimonia a Palazzo Vecchio, nel cortile della Dogana dove si trova la lapide intitolata a Falcone, Borsellino e agli agenti della scorta.

Da Capaci fino alla morte di Borsellino i sanguinosi mesi sconvolsero l’Italia ed è giusto tenere alta la guardia perché le mafie esistono ancora e in questo momento (si veda il prevedibile assalto ai fondi del Pnrr) c’è ben poco da scherzare. Le istituzioni non hanno rinunciato all’appuntamento: alla cerimonia hanno partecipato il procuratore Giuseppe Creazzo, don Andrea Bigalli (referente regionale Libera Toscana) e Giuseppe Quattrocchi (ex capo della procura di Firenze). Per il Comune, oltre al ricordo del sindaco Nardella, sono intervenuti gli assessori Benedetta Albanese, Sara Funaro, Cosimo Guccione, Stefano Giorgetti e il presidente dell’assemblea comunale Luca Milani. Nardella ha sottolineato che la "battaglia" contro la mafia "non finisce mai. Dobbiamo aprire gli occhi in quelle regioni, come la nostra, dove noi pensiamo che non ci sia un problema di criminalità organizzata: al contrario la criminalità organizzata attecchisce nelle regioni dove c’è più ricchezza".

Importante a livello simbolico anche ciò che è accaduto durante la seduta del consiglio comunale in Palazzo Vecchio: alle 17.57, il minuto esatto della strage di Capaci, c’è stato un minuto di silenzio (su invito del presidente dell’Anci Antonio Decaro) per ricordare quel momento, sospendendo i lavori dell’aula. Un altro segnale per far capire che nessuno ha mai dimenticato né mai dimenticherà quel che è accaduto in quel terribile pomeriggio di trent’anni fa.

E comunque sulle stragi mafiose del ‘93 "non è tutto finito: la procura di Firenze ha ripreso le nostre vecchie indagini, ha i suoi spunti investigativi, che sono pubblici perché credo di capire che siano dovuti a propalazioni pubbliche che Graviano ha reso in pubblici dibattimenti sui suoi rapporti con Berlusconi". Lo ha detto Giuseppe Nicolosi, procuratore capo di Prato, intervenendo a un’iniziativa di Libera Toscana a Bagno a Ripoli in memoria di Falcone. "Su questa base" i magistrati "sono andati avanti", ha aggiunto Nicolosi, precisando di parlare "da ex" componente del pool di magistrati fiorentini che indagò sulla questione. "Attenzione – ha sottolineato – Graviano è uno che dice due cose, cioè che Cosa nostra non esiste, e che gli attentati non li ha commessi lui, quindi i corollari successivi vanno presi con molta cautela".

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