Palazzo Tornabuoni, non c’è stato abuso

L’accusa aveva ipotizzato una lottizzazione in violazione del piano regolatore, per il giudice è restauro conservativo. Assolti i due manager

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Palazzo Tornabuoni lungo la via omonima, dove occupa un intero isolato, non è stato oggetto d’una lottizzazione abusiva, ma di restauro conservativo. I lavori di ristrutturazione e di divisione in appartamenti non furono eseguiti in violazione alle norme urbanistiche del piano regolatore e per questo il Tribunale in composizione monocratica (giudice Paola Belsito) ha assolto con formula piena, ‘perché il fatto non sussiste’, Gianluca Palmieri, presidente del CdA della "società Tornabuoni srl" tra il 2014 e il 2016 e Jacopo Fratini, manager della holding Gruppo Fingen che controlla la Tornabuoni srl e amministratore di fatto.

Palmieri e Fratini – difensivi dagli avvocati Pier Matteo Lucibello, Duccio Traina e Paola Pasquinuzzi – erano imputati di lottizzazione abusiva e dei lavori. Per l’accusa, sostenuta dal pm Gianni Tei la residenza sarebbe stata lottizzata attraverso la creazione di 38 appartamenti di lusso, con presunti lavori di restauro che per il pm sono stati invece una vera e propria ristrutturazione. Viceversa per il giudice Belsito il reato addebitato non ha trovato riscontro durante il dibattimento, non è stato provato; e il fatto storico come ricostruito dall’accusa non è inquadrabile come reato, mancando gli elementi oggettivi.

L’operazione immobiliare conclusa il 2 dicembre 2015 è poi culminata nella vendita a clienti facoltosi, specie americani, vip e calciatori, nell’arco del 2016, di 28 appartamenti di lusso ricavati nella storica dimora in pieno centro: l’edificio è infatti del Quattrocento. Altri 10 appartamenti – peri il totale, quindi, di 38 unità immobiliari – sono rimasti nella disponibilità dell’Associazione "Palazzo Tornabuoni", Club che gestisce la struttura di lusso ricavata nel palazzo. Motivazioni tra 90 giorni.

Per la medesima accusa è ancora aperto a Firenze, davanti al giudice Magnelli un altro processo-stralcio con due imputati fra cui Riccardo Maccolini, legale rappresentante dell’Associazione Palazzo Tornabuoni. Sentenza prevista per il 24 luglio luglio.

La vicenda giudiziaria su Palazzo Tornabuoni e l’operazione immobiliare è stata piuttosto complessa e articolata. In passato sono stati imputati in un processo precedente e distinto dai i due giudizi sopracitati, otto soggetti.

L’accusa: abuso edilizio, a seguito dell’inchiesta-madre, partita nel 2010 che all’epoca sfociò addirittura nel sequestro dell’immobile, rapidamente dissequestrato pochi giorni dopo. Nel 2014 gli otto imputati, compreso uno poi deceduto, erano stati assolti in I°grado anche in questo caso con la formula dell’assoluzione piena ‘perché il fatto non sussiste’. Contro questa assoluzione il Pm Tei aveva presentato ricorso ‘per saltum’ – proponendolo cioè direttamente in Cassazione. La Suprema Corte, a Roma, ha annullato con rinvio la sentenza di primo grado, disponendo il processo di appello. Il 16 novembre 2018 il giudice di II° grado ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti degli imputati per avvenuta prescrizione.

giovanni spano

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