Padre Balducci, 11 targhe narrano la sua storia

Dalla Badia Fiesolana all’Amiata fino a Roma: ‘parleranno’ dei luoghi simbolo delle vicende culturali e politiche del grande intellettuale

"Se vuoi la pace prepara la pace". Diceva così padre Balducci, di cui nel 2022 si sono celebrati i cento anni dalla nasciata.

Per il nuovo anno, la fondazione che porta il suo nome ha preparato un percorso in undici tappe sui luoghi di padre Balducci, che diventano “parlanti”. La Fondazione Del Bianco ha realizzato altrettante targhe da apporre tra Santa Fiora, paese natale di padre Ernesto Balducci, Firenze dove ha vissuto e esercitato tanti anni, Fiesole dove predicava e infine Roma.

Le targhe saranno apposte in luoghi simbolici e ognuna ha un qrcode: inquadrandolo col cellulare, il visitatore potrà approfondire la conoscenza su padre Balducci e su quel luogo in cui si è svolta parte della sua vita e della sua opera.

Le targhe sono state consegnate dalla presidente della Fondazione Del Bianco, Carlotta Del Bianco, al presidente della Fondazione Balducci, Andrea Cecconi. Lo scambio è avvenuto alla Badia di San Bartolomeo, conosciuta come Badia Fiesolana, dove Balducci ha portato avanti la sua attività di sacerdote, conferenziere, docente e scrittore.

La Badia Fiesolana in effetti fu eletta a suo personale rifugio. Ne decise la rifondazione, l’ampliamento del convento, la creazione della biblioteca e di un cenacolo di intelletti che vedrà la partecipazione dei più grandi umanisti dell’epoca. Qui visse padre Balducci per quasi trent’anni, fino alla morte. Alla fine del 1964 cominciò a delinearsi la possibilità di un ritorno a Firenze. Tuttavia, ci furono delle opposizioni da parte dell’arcivescovo fiorentino. Per questo motivo si trovò un compromesso: la Badia Fiesolana, sotto la giurisdizione del vescovo di Fiesole. In questi anni ci furono molti scontri e tensioni con i vertici della gerarchia ecclesiastica per via delle posizioni, politiche e ideologiche, assunte da Ernesto Balducci. Questo non gli impedì di continuare la sua attività di conferenziere, docente e scrittore. Nel frattempo la Badia Fiesolana era divenuta punto di riferimento per una comunità di laici e di scolopi che si riuniva attorno alla liturgia domenicale da lui celebrata e che promuoveva incontri di riflessione e solidarietà sia sul piano internazionale (con l’appoggio a iniziative concrete) sia nella città (ad esempio nell’ambito della psichiatria o delle carceri). Si era dunque creato una piccola Chiesa locale, una comunità eucaristica nella quale meditava la parola e dalla quale diceva e scriveva di trarre ispirazione.

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