Ore 7: Firenze rialza la testa

Settantotto anni fa l’insurrezione. Stamani le cerimonie ufficiali

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Oggi, 78 anni dopo, la Martinella della torre di Arnolfo, suonerà di nuovo. Non come l’11 agosto ’44 per chiamare i partigiani all’insurrezione generale, ma per ricordare che con il loro sacrificio, inutile senza la potenza di fuoco e mezzi delle truppe alleate, Firenze è libera dal nazifascismo. Se libertà e democrazia non sono parole vuote, il merito è anche loro. Il programma di massima delle celebrazioni, liberate finalmente anche dai protocolli anticovid, prevede alle 9,45 in piazza dell’Unità italiana la deposizione di una corona di alloro da parte delle autorità civili, religiose e militari al monumento ai caduti di tutte le guerre. Al termine corteo fino a piazza della Signoria dove, alle 10,30, sull’arengario di Palazzo Vecchio, si terranno gli interventi ufficiali del sindaco, del presidente della comunità ebraica e della presidente dell’Anpi di Firenze. Altre iniziative alle 8 al Cimitero di Trespiano la cerimonia di commemorazione dei garibaldini morti nei Balcani e alle 9 a Palazzo Vecchio, in via dei Gondi, sarà deposta una corona di alloro alla lapide dettata da Piero Calamandrei a ricordo della Liberazione.

Andando oltre la retorica dei palchi e delle bandiere, va ricordato ancora una volta quanto il caso Firenze sia stato importante per la formazione della futura Italia repubblicana. Se da un punto di vista militare, duemila partigiani mandati in linea armati più che altro di coraggio non hanno dato una svolta decisiva alla liberazione della città, ciò ha permesso al Comitato di liberazione nazionale di far trovare agli Alleati un’amministrazione pubblica già insediata con tanto di sindaco e di giunta provinciale. D’accordo, il passaggio di consegne al governo militare alleato è avvenuto poco dopo, ma si è potuto stabilire, diversamente da Roma abbandonata dai tedeschi il 4 giugno ’44 in pratica senza alcuna difesa, un precedente politico di non poco conto.

E’ un punto di svolta fondamentale nella campagna d’Italia del quale Firenze e i fiorentini possono andare orgogliosi ancora oggi: sul campo la macchina bellica angloamericana ha dimostrato di poter fare la differenza, ma l’apporto della Resistenza è stato altrettanto importante da un punto di vista simbolico e concreto. Il crollo del fascismo repubblicano, che inizia proprio a Firenze, con l’impiego dei franchi tiratori, un gruppo mai esattamente quantificato di fedelissimi pronti a colpire più i civili che i militari, con l’intendo di creare il panico fra la popolazione, è un segno evidente di disperazione e soprattutto sconfitta.

D.M.

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