Ordine e sicurezza Lo Stato si muove

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Parla il prefetto di Firenze, e nelle orecchie dei cittadini risuona la musica rassicurante dello Stato. Finalmente. Uno spartito, quello della sicurezza, a volte bianco, che spesso è parso una toccata e fuga più che una sinfonia. Non parliamo di una percezione di fiorentini impauriti da propagande allarmistiche, ma la fotografia di una città in cui lo Stato, passo dopo passo, ha ceduto terreno alla malavita. È la realtà caduta come un macigno sul tavolo regionale della pubblica sicurezza e nell’impegno preso del dottor Valenti e condiviso da Nardella e da Giani. A cominciare dalla creazione di un Centro di permanenza per i rimpatri dove collocare gli stranieri in attesa di espulsione. Perché a differenza di quanto piagnucolano i porta bandiera dell’accoglienza-patacca, il problema non è il colore della pelle o lo Stato di provenienza, ma molto più semplicemente il rispetto della legge. Che vale per tutti. E se nel 52% dei reati di droga sono imputati extracomunitari, non c’entra il passaporto, ma il banale fatto che sono loro più di altri a delinquere, e che è sempre più necessario applicare la legge e rispedirli da dove vengono. Semplice. Perché, come sappiamo, spaccio significa violenza, zone della città espropriate alla collettività, terra di conquista di maxi e baby gang. Dunque, bene che lo Stato voglia tornarci, con l’intenzione di restarci. Ma fino in fondo. Anche in fondo ai tombini, come l’omonima banda (due marocchini) appena presa e subito scarcerata, con divieto di dimora a Firenze, quindi con licenza di rubare a Scarperia. Complimenti. Dunque, bene che lo Stato, il ministro, voglia dare un’occhiata alla Procura dove dossier sul caso Renzi-Open cancellati dalla Cassazione vengono riciclati in Parlamento per finire sui media. Allargando magari lo sguardo in basso, ai tombini appunto. Per capire se da queste parti i Pm fanno quello che gli pare e i delinquenti in galera ci vanno. Ma solo per passare una notte al caldo.

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