Ora più che mai la responsabilità della chiarezza

Il commento della capocronista Cristina Privitera

Firenze, 8 novembre 2020 - Vuota, smarrita, rassegnata: per Firenze è un’altra alba difficile e piena di interrogativi. La pandemia è tornata, più forte e spaventosa di prima e, come tutte le recidive, ha portato con sé conseguenze e responsabilità più gravi della prima ondata di Covid, quando l’essere impreparati alla peste del XXI secolo era poco più di un’amara constatazione. Un autunno gelido che ha ucciso sul nascere la speranza collettiva di un ritorno all’agognata vita normale. L’estate ci aveva illuso, ma sembra lontanissima. Ora non ci resta che prendere atto che non è così. E che Firenze è ferita e dovrà sudare per rialzarsi.

Archiviate la disponibilità a pensare che andrà tutto bene e la spinta alla solidarietà, la città fa i conti con la fatica quotidiana e la preoccupazione per un futuro che ha troppe voci discordanti, come un’orchestra alla quale manca ogni traccia di armonia. Annunci di decreti, misure restrittive, nuove regole che si affastellano in un groviglio di indicazioni che, unite al montare dei numeri dei malati, provocano incertezza quando non panico.

In questo vuoto di senso e di prospettiva, che le istituzioni faticano a riempire perdendo il bandolo della matassa, trovano spazio le frange che si nutrono di caos e violenza. La guerriglia in pieno centro di qualche giorno fa è un segno allarmante che affonda il coltello in una città che sta smarrendo, contro la sua volontà, la vocazione all’accoglienza e al dialogo.

Sarebbe questo il momento invece della lucidità, di rimettere al loro posto con chiarezza le cause dei tanti ritardi, delle mancanze di chi sapeva che questa seconda ondata sarebbe arrivata e avrebbe dovuto attrezzarsi per reagire al meglio: nella scuola, con screening efficaci nei tempi adeguati, con un tracciamento dei contagi efficiente, con una certezza nell’assistenza ai malati lasciati a casa senza punti di riferimento, con un’organizzazione ospedaliera che potesse contare su personale sufficiente, con protocolli seri per evitare che i più fragili dei fragili, gli anziani ospiti delle Rsa, non diventassero le prime vittime.

Tutto questo era noto già a maggio. E invece la seconda ondata ci ha trovati di nuovo impreparati. E la colpa, come per i recidivi, è più grave.

Per questo oggi più di sempre La Nazione sente la responsabilità di essere la voce di Firenze, di contribuire a fare chiarezza, di essere al servizio dei nostri lettori, di una comunità che si riconosce da 161 anni nel giornale della sua città. Un impegno che mi metto ora sulle spalle, raccogliendo il testimone della guida della cronaca di Firenze da Stefano Cecchi, che ringrazio e che continuerà a far parte della nostra famiglia.

 

 

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