Open, perché il caso resta a Firenze. "L’indagine è anche per corruzione"

I pm: "Emergono indizi per un reato più grave del finanziamento illecito, il fascicolo non è da trasferire". La nuova ipotesi non riguarda Renzi e Boschi. E l’ex premier attacca la procura dopo la vittoria sui finanziatori

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Firenze, 6 dicembre 2020 - C’è una ulteriore ipotesi di reato, nel provvedimento con cui i pm di Firenze hanno detto no al trasferimento della competenza territoriale. Ipotesi che, se prendesse più corpo, potrebbe moltiplicare la portata dell’inchiesta sulla Fondazione Open: quella di corruzione.

È la previsione di un delitto che prevede pene più gravi, la cui territorialità è individuata anch’essa a Firenze, che ha guidato la procura nel rigetto dell’istanza dei difensori di Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, che intendevano far trasferire l’inchiesta a Roma.

Nelle motivazioni si legge che "dagli atti del procedimento emergono indizi di reità per il più grave delitto di corruzione", che essendo "reato più grave rispetto a quello iscritto a carico della istanti (cioè Renzi e Boschi, Ndr), e applicandosi il principio di diritto sopra richiamato, si deve ritenere competente per territorio la Procura della Repubblica di Firenze". Ma questo apre anche altri scenari. A chi viene contestato il reato di corruzione? Qui, i pm Luca Turco e Antonino Nastasi, in nome della segretezza dell’indagine, diventano volutamente fumosi. Di sicuro, chiarisce l’atto, gli indagati per l’articolo 318 del codice (corruzione per l’esercizio della funzione, reato commesso da un pubblico ufficiale) non sono Renzi e Boschi, ma queste ulteriori accuse sono "a carico di altri soggetti indagati del medesimo delitto di finanziamento illecito".

Per il supposto "partito-Open" sono cinque gli indagati noti: oltre a Renzi e Boschi, ci sono il parlamentare del Pd Luca Lotti ("Ma non ho ricevuto alcun atto dalla procura oltre a quello per finanziamento illecito", puntualizza), l’ex presidente di Open, l’avvocato Alberto Bianchi e il manager Marco Carrai. Neanche loro sono stati avvisati dai pm. Almeno per ora. Intanto, ieri, Renzi è tornato a punzecchiare i magistrati, rimarcando, nella sua e-news, la sconfitta della procura sui sequestri a carico dei finanziatori di Open non indagati, come gli Aleotti.

"Terza bocciatura consecutiva per la procura di Firenze da parte della Corte di Cassazione. Ricordate la famosa storia delle perquisizioni ai finanziatori della Leopolda? La Cassazione definisce il sequestro ’onnivoro e invasivo’, ’asimmetrico’, ’che finisce per assumere una non consentita funzione esplorativa’. Quel sequestro è stato uno scandalo clamoroso e lo dimostrano tre sentenze della Corte di Cassazione. In Senato chiederemo al ministro della Giustizia quanto è costato il sequestro ai cittadini italiani e se qualcuno pagherà il danno prodotto non già a me o a Italia Viva, ma alle casse dello Stato - conclude Renzi -. Semplicemente incredibile l’errore del pm fiorentino, duramente stigmatizzato dai magistrati della Cassazione".

 

 

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