"Open e politica, la simbiosi non è certificata"

Le motivazioni con cui la Cassazione boccia i sequestri a Carrai. "Accertare la destinazione dei finanziamenti". Nuova udienza al Riesame

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di Stefano Brogioni

FIRENZE

"Non è sufficiente una mera coincidenza di finalità politiche, ma occorre anche una concreta simbiosi operativa, tale per cui la struttura esterna possa dirsi sostanzialmente inserita nell’azione del partito o di suoi esponenti, in modo che finanziamenti ad essa destinati abbiano per ciò stesso una univoca destinazione al servizio del partito".

Così, la Cassazione assembla la cornice dentro alla quale dovrebbero stare le accuse alla Fondazione Open di essersi atteggiata - nella sua vita conclusasi nel 2018 dopo aver racimolato 6 milioni di euro - ad "articolazione di partito", e invita il tribunale del Riesame a compiere una "analisi dell’operatività" dell’organo che organizzava la "Leopolda" di Matteo Renzi. "In modo da poter inquadrare - scrivono i giudici - gli elementi prospettati al di fuori della ordinaria attività di una fondazione politica e da poter per contro suffragare, sia pur all’attuale stadio delle indagini e per le relative finalità, l’assunto accusatorio dell’illeceità di finanziamenti ricevuti eo intermediati da Fondazione Open".

1-1, palla al centro: al "gol" segnato nella partita al Riesame dal procuratore aggiunto Luca Turco, titolare dell’inchiesta che vede indagati due vicinissimi collaboratori del leader di Italia Viva, il manager Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi, hanno pareggiato gli avvocati Filippo Cei e Massimo Di Noia, che impugnando il provvedimento di convalida di perquisizioni e sequestri a carico dell’ad di Toscana Aeroporti, hanno avuto soddisfazione dalla Cassazione.

Sul campo neutro del riesame si giocherà nuovamente, dunque, un delicatissimo spareggio, dopo il rinvio della Cassazione. Dove, a questo punto, verrà fissata una nuova udienza, in cui la procura sarà chiamata a integrare quegli elementi probatori che, nel provvedimento annullato dalla Sesta Sezione Penale, sono stati sì elencati, ma "avendone erroneamente data per scontata una sorta di autoevidenza, in assenza di un loro coerente e convergente inquadramento e di una verifica effettiva del fumus del reato posto alla base della perquisizione e del sequestro".

Una finale a tutti gli effetti, che può blindare l’ennesima inchiesta sul "cerchio magico", o altrimenti azzopparla definitivamente, dopo le altre ferite inferte sempre dalla Cassazione, che ha annullato (in questo caso senza alcun rinvio) perquisizioni e sequestri a carico dei finanziatori di Open non indagati.

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