Omicidio Ciatti, il dolore del padre. "Ancora non so nulla del processo"

Firenze, 15 marzo 2021 - "La Spagna non ha concesso l’estradizione di Bissoultanov. Ce l’aspettavamo. Ma non ci aspettavamo di arrivare alla metà di marzo senza ancora sapere nulla del nostro processo". Luigi Ciatti è un leone che dall’agosto del 2017, sarebbe pronto anche a sbranare pur di avere giustizia per suo figlio Niccolò barbaramente ucciso in un pestaggio avvenuto in una discoteca di Lloret de Mar. Ma quell’energia che lo contraddistingue, s’affievolisce al cospetto di una pachidermica macchina burocratica che ancora non gli ha saputo dire quando comincerà il processo. Ad agosto scadrà il termine di 4 anni per la carcerazione preventiva e il ceceno Bissoultanov verrà liberato. L’Italia, che ha emesso un ordine di cattura anche per il complice, si è vista negare da Madrid la sua estradizione. Era una strada per fare il processo in Italia, a questo punto non più percorribile.

Luigi, come si sente? "Deluso. Non sappiamo quale linea sarà seguita. Viviamo nell’attesa di sapere queste cose. Ci eravamo risollevati per i mandati di cattura emessi dalla magistratura italiana e adesso questa nuova notizia che ci smonta".

Nessuna novità per l’inizio del processo? "Nessuna. Eppure gli spagnoli hanno dimostrato che, come in questo caso della richiesta di estradizione, riescono anche a rispondere celermente".

Avrebbe preferito un processo in Italia? "La nostra magistratura ha ricostruito i fatti come li intendiamo noi, con un ruolo non solo del ceceno che ha sferrato il calcio, ma anche dell’amico che speriamo che ora sia in carcere in Francia. Per il pm spagnolo, l’altro non ha responsabilità. E Bissoultanov, nel frattempo, ha fatto una nuova richiesta di libertà".