Omicidio Ciatti, la Cassazione: "Lesi i diritti della famiglia di Niccolò"

Per la Corte suprema la difesa di Rassoul Bissoultanov ha "violato l'onere di notifica" omettendo, come invece prevede la legge per i reati violenti con vittime, di avvertire i legali della famiglia Ciatti di aver presentato domanda di scarcerazione

Firenze, 2 novembre 2022 - Novità sull'omicidio di Niccolò Ciatti. La difesa di Rassoul Bissoultanov - il trentenne ceceno accusato di aver ucciso il ragazzo morto per un pestaggio avvenuto ad agosto del 2017 in una discoteca spagnola di Lloret de Mar - ha "violato l'onere di notifica" omettendo, come invece prevede la legge per i reati violenti con vittime, di avvertire i legali della famiglia Ciatti di aver presentato domanda di scarcerazione. I genitori di Niccolò sono parte civile nel processo. Lo sottolinea la Cassazione che spiega perché a maggio ha annullato senza rinvio la revoca della custodia in carcere del ceceno - ora latitante - decisa dai giudici di Roma.

Per la Cassazione, la mancata notifica rendeva "inammissibile" in radice la domanda di scarcerazione di Bissoultanov, invece accolta dalla Corte di Assise di Roma con ordinanza del 22 dicembre 2021 nel procedimento pendente in Italia nei confronti del ceceno accusato di aver colpito mortalmente Niccolò Ciatti, ventenne di Scandicci (Firenze). Bissoultanov è stato condannato in primo grado in Spagna a 15 anni di reclusione, e ne ha scontati quattro in custodia cautelare, e non si è presentato all'udienza convocata a Girona lo scorso luglio per valutare la sua possibile carcerazione preventiva.

Il giudice spagnolo ha emesso un mandato di arresto internazionale. Ma il ceceno è ancora fuggiasco. Nel sottolineare che "la violazione dell'onere di notifica costituisce una causa di inammissibilità che investe tanto il corretto formarsi dell'iter procedimentale di tipo cautelare, quanto la legittimità del provvedimento de 'libertate'", gli 'emellino' segnalano che si tratta di una mancanza così grave che "è deducibile in ogni stato e grado del processo cautelare". "Nel caso in esame - affermano i supremi giudici nel verdetto 41316 depositato oggi dalla Prima sezione penale, e relativo all'udienza dello scorso 18 maggio - la difesa dell'imputato non aveva notificato la richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare ai prossimi congiunti della vittima", nonostante "questi avessero presentato memorie e si fossero costituiti nel processo". Per via di questa omissione, i familiari di Niccolò Ciatti - prosegue la Cassazione, accogliendo su questo punto il ricorso della Procura di Roma - non hanno avuto la possibilità "di portare all'attenzione del giudice circostanze rilevanti tramite il deposito di memorie" per opporsi alla scarcerazione di Bissoultanov.

Il padre di Niccolò: "Non si può rimediare. L'assassino è latitante"

"Pubblicata la sentenza della Cassazione che ha riconosciuto l'errore commesso dalla Corte di Assise di Roma che ha scarcerato Rassoul Bissultanov commettendo un errore gravissimo, in quanto noi e i nostri avvocati non siamo stati avvertiti della richiesta di scarcerazione. Si può porre rimedio? No perché l 'assassino è scappato dall'Italia immediatamente dopo la scarcerazione e da luglio è latitante grazie alla superficialità dei controlli spagnoli che dopo il verdetto di condanna, di soli 15 anni, per omicidio volontario aggravato di giugno 2022 lo hanno lasciato libero con solo l'obbligo di una firma settimanale". Lo ha scritto su facebook Luigi Ciatti, padre di Niccolò. "Continuiamo, nonostante tutto, ad avere fiducia nella giustizia italiana. Giustizia per Niccolò", ha concluso.

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