Omicidio di Niccolò Ciatti, l'udienza in Spagna, "Solo uno dei tre ceceni a giudizio"

Al processo in Spagna sulla morte del 22enne fiorentino i magistrati archiviano gli altri due ceceni

I familiari di Ciatti ieri davanti al palazzo di giustizia spagnolo

I familiari di Ciatti ieri davanti al palazzo di giustizia spagnolo

Firenze, 18 luglio 2019 - La giustizia spagnola non mostra i muscoli, al contrario degli imputati ceceni, fasciati nelle magliette attillate con cui si sono presentati per la prima volta al cospetto del padre, la madre e la sorella di Niccolò Ciatti.

Alla preudienza a Blanes, in Spagna, il ‘fiscal’ applica il minimo sindacale e chiede il giudizio soltanto per uno dei tre ceceni indagati per l’omicidio del 22enne fiorentino, ucciso con un calcio alla tempia in una rissa in discoteca, a Lloret de Mar, il 12 agosto di due anni fa. Per gli altri due, un’archiviazione, con formula provvisoria, che significa che potrebbero tornare sul banco degli imputati qualora dal dibattimento emergessero nuovi elementi.

Impostazione accusatoria per nulla condivisa da papà Ciatti, che ai quei bicipiti in mostra ha risposto affrontando entrambi a brutto muso, prima dell’inizio dell’udienza: «Siete degli assassini».

In replica, solo silenzio. Chissà quanto l’aveva covato, il padre simbolo della battaglia per la giustizia per Niccolò. Almeno quanto ci ha impiegato a concludere le indagini e mettere in moto la macchina del giudizio il pubblico ministero Victor Pillado, lo stesso che fece condannare il Gordo, assassino obeso della minuta Federica Squarise, pure lei vittima di questa riviera low cost che attrae tanto e un po’ di tutto. Due anni, appunto. Tanti, visto che adesso sono in scadenza pure i termini di custodia per l’unico carcerato, Rassoul Bissoultanov (collegato in udienza con un video) e nei confronti del quale si è concentrata l’azione penale.

Per lui, è stata formulata l’accusa più grave, omicidio volontario aggravato dal suo essere professionista della lotta (greco-romana, sport nazionale ceceno, e Mma, un mix di arti marziali che si combatta su un ring) ma è stata anche fissata, a breve, una nuova udienza dal giudice di sorveglianza, che dovrà rinnovare l’ordine di carcerazione. Un altro sgambetto, dalla giustizia iberica, sarebbe troppo.

Ai Ciatti non resta che aspettare. Innanzitutto la decisione del giudice Maria Chova, che ieri mattina ha ascoltato le istanze dell’agguerrito pool legale italiano e spagnolo che rappresenta Niccolò. Loro, gli avvocati, hanno ribadito che devono essere processati in tre. A sostenere l’allargamento delle responsabilità (anche al locale “St Trop”, che invece ha sposato la tesi dell’accusa e si sente ‘infangato’ dall’azione killer del ceceno) ulteriori frammenti del tristemente noto video che ha consegnato ai mossos d’esquadra gli ultimi atti in vita di Niccolò. Comunque vada, il processo non sarà più in questa pretura di una provincia di mare, dove gli imputati si addormentano sulle sedie e si entra anche in ciabatte, ma a Girona, il capoluogo, davanti a una corte d’assise. E poi ieri mattina a Blanes non c’era neanche il sole.

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