Olio toscano 2018? Annata ottima, lo dice l'esperto

Silvano Bandinelli, tecnico olivicolo, pensa che il 2018 si farà ricordare per la qualità del prodotto. E anche la quantità è in lieve crescita

Silvano Bandinelli, tecnico olivicolo

Silvano Bandinelli, tecnico olivicolo

Barberino Val d'Elsa (Firenze), 19 ottobre 2018 – Con la raccolta delle olive ormai alle porte, abbiamo chiesto a un esperto cosa dobbiamo aspettarci dall'olio extravergine d'oliva toscano, etichettato 2018. Si tratta di Silvano Bandinelli che oltre ad essere Assessore all'Agricoltura, al Commercio e alle Attività Produttive del Comune di Barberino Val d'Elsa è anche agrotecnico, iscritto all'albo assaggiatori di olio di oliva e lavora in una cooperativa olivicola di Scandicci. Fa parte inoltre della rete di tecnici che collaborano con la Regione Toscana per fornire i bollettini fitopatologici della mosca dell'ulivo, attività che svolge da giugno fino all'inizio di ottobre. Quali sono le previsioni, sia sotto il profilo qualitativo, sia per quanto attiene alla quantità? “La campagna si presenta abbastanza buona – spiega – e rispetto allo scorso anno ho stimato un 20-25% di prodotto in più. Durante lo scorso inverno abbiamo avuto episodi di gelate che hanno colpito particolarmente alcune specie, come la cultivar Frantoio che in Toscana si chiama “Correggiolo”, sulla quale gli effetti del freddo sono stati devastanti. E le conseguenze le paghiamo tuttora. Infatti per molte di queste varietà sarà necessaria una potatura energica in qualche caso riprendendo le piante dal piede. In particolare c'è bisogno di un piano olivicolo nazionale, quindi anche regionale, che preveda un ricambio delle nostre olivete ormai non più al passo con i tempi. Nonostante che in Toscana l'olivo abbia una funzione di caratterizzazione del paesaggio è indubbio che il nostro impianto olivicolo, che spesso ha alle spalle tre gelate, mostri un po' la corda. In generale per questa annata si registrano buone performance delle varietà moraiolo e leccino. Ci attesteremo su una produzione di circa 180mila quintali e una qualità molto alta”. E rispetto ai parassiti e alle eventuali malattie? “Occupandomi di rilevazioni per conto della Regione Toscana, ho potuto constatare che nell'arco di tempo che va da giugno a settembre, c'è stato soltanto un piccolo attacco a metà settembre, prontamente combattuto dai nostri produttori con gli strumenti a disposizione, complice un inverno che ha fatto da elemento di filtro, abbattendo le generazioni. In tal senso abbiamo perciò avuto un'annata abbastanza favorevole”. Un olio, quello toscano, che spicca nel panorama nazionale “Possiamo essere orgogliosi del nostro prodotto ma dobbiamo essere consapevoli che, quella toscana, è una produzione di nicchia, con elevata qualità cultivar di pregio ma che costituisce solo il 4% dell'olio extravergine d'oliva fatto in Italia. Per cui...non culliamoci troppo sugli allori”.  

Parliamo di tutela del prodotto. Cosa si fa per combattere il problema delle frodi?

“Vorrei spendere due parole sui Consorzi di tutela. In particolare in Toscana esiste una denominazione che è l'IGP, che prevede controlli rigidissimi e sistematici sugli olivicoltori, sui frantoi e sui confezionatori, consentendo di identificare, con la massima trasparenza e tracciabilità, quello che si trova sugli scaffali. Le frodi, oltre che con i controlli ministeriali ICQRF, si eludono e combattono anche con questi strumenti. Il consumatore dispone dunque di tutte le garanzie – sulle bottiglie recanti il bollino in maggior misura – e deve pertanto prestare molta attenzione alle etichette”. Anche al prezzo? “Premettendo che gli studi di economia agraria dicono che l'olio toscano dovrebbe essere venduto a 15 euro al chilo, – cosa impossibile perché non ci sarebbe acquisto – mi sento ragionevolmente di dire che un prodotto sotto i 12 euro al chilo, soglia minima consentita dai costi di produzione, è da considerarsi quanto meno sospetto. Questo capita spesso nella grande distribuzione e, nel consumatore, deve suscitare attenzione”. Dal suo osservatorio, quello dell'olio è un settore che può offrire opportunità di lavoro per i giovani? “Auspico in un ricambio generazionale anche se, tuttora, abbiamo problemi di reperimento della manodopera, sia per la raccolta, sia per le potature. Un esempio qualificante, in tal senso, è la Scuola per Contadini di San Casciano, dove si forma una manodopera giovane e qualificata di cui, soprattutto in olivicoltura, c'è sempre più necessità. A differenza del vino infatti l'olio e l'olivo sono materie sconosciute ai più”. Eppure, ricordiamolo, l'olio extravergine d'oliva è un prodotto alla base della nostra dieta mediterranea, riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità dall'Unesco.

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