Notti di alcol, la mala movida dei ragazzini Pugni e caschi in testa: violenza al Piazzale

Banda di giovani aggredisce coetanei fuori da un locale: botte e cinghiate, un ventenne in ospedale. Situazione fuori controllo sui lungarni

di Emanuele Baldi

"Lasciami stare, vo lì e lo spezzo". "Dai, Nicco. Calma". Non c’è bisogno di avanzare troppo nell’opera di persuasione perché Nicco si schianta di schiena un microsecondo dopo sulla saracinesca di un ferramenta e collassa con una macedonia di vodka in testa.

Mezzanotte, lungarno Ferrucci, l’aria s’intenerisce un po’ ma i marciapiedi sputano ancora fuori il caldo del giorno.

Questi ragazzini in camicia bianca, jeans, scarpe da ginnastica bombate e nessuna traccia di un filo di barba avranno 16 anni, forse 17 il più grande. Bevono come ossessi. Urlano come vandali. Frasi sconnesse, voci gutturali manomesse da bottiglie di vinaccio da due spicci tracannate senza pietà né ragione.

La peggio gioventù post pandemia ha i contorni nevrotici di un film privo di un filo logico. L’unica traiettoria è l’alcol da procacciarsi a tutti i costi. A seguire la fisiologica necessità di tirare un cazzotto o di sbatacchiare un casco in testa al primo che capita.

A concludere frasi che nelle osterie di un tempo sarebbero state classificare come gradevoli sparate in faccia a ragazzine di passaggio. Altro che catcalling, qui siamo all’età della pietra. Non bastavano le intemperanze sul sagrato di Santo Spirito stemperate (pare per ora) dai vasi di piante piazzati in fretta e furia da Palazzo Vecchio e i primi ’bisognini’ fatti sulla basilica di Santa Croce dagli agognati giovani stranieri finalmente tornati a rimpinzare le casse di produttori seriali di Gin Tonic.

Non bastava neppure lo sforamento di decibel modalità ’pista di Fiumicino’ dei ragazzotti di Sant’Ambrogio.

No, forse c’era bisogno (anche se francamente nessuno ne sentiva la necessità) anche dei baby alcolizzati dei lungarni, nuova categoria in gara nei concorsi della malamovida fiorentina. Territorio d’azione prediletto, i chioschi di Bellariva fino alla Zecca Vecchia, le Rampe, piazza Ferrucci e – come riporta la cronaca delle ultime ore – perfino il piazzale Michelangelo. Nonostante tutti i gestori dei locali – visto con i nostri occhi – si rifiutino di servire loro alcolici, questi ragazzini sanno come e dove trovarseli ugualmente. Ad esempio nelle decine di minimarket che – con la scusa dei beni di prima necessità liquidati con qualche pacco di biscotti e un po’ di rotoli di carta igienica rimangono aperti fino a tarda sera – non si fanno troppi problemi a svendere bottiglioni di rum, gin e vino rosso a chiunque si affacci, fosse anche uno studente di terza media ("Però quando uscite nascondete, io non vo ho mai visti").

Quello che colpisce è la mancanza di rispetto, l’assenza di vergogna. Se un adulto li richiama rispondono con parole irripetibili e, quando va peggio, con uno spintone. L’estate è appena iniziato,. Ma se questo dev’essere l’andazzo speriamo finisca presto.

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