Il lockdown non ferma gli angeli dei trapianti, 60 viaggi e mille difficoltà. Tutte vinte

L'impegno del Nopc non è stato fermato nemmeno dalla pandemia

La sede del Nopc, a destra Massimo Pieraccini (foto Mori/New Press Photo)

La sede del Nopc, a destra Massimo Pieraccini (foto Mori/New Press Photo)

Firenze, 12 giugno 2020 - L'emergenza coronavirus ha mandato in soffitta tante abitudini, purtroppo però ci sono aspetti della vita che non si possono fermare mai. Ne sanno qualcosa gli angeli dei trapianti, ormai li abbiamo ribattezzati così in questi anni durante i quali vi abbiamo raccontato le loro prodezze, la loro generosità, il loro impegno e soprattutto qualcosa di sempre più raro nella nostra società: la loro capacità. Sì, sono proprio bravi al Nopc (Nucleo operativo di protezione civile), l'associazione con sede a Firenze che si occupa di logitica dei trapianti. Tradotto: partono all'improvviso (o quasi) quando arriva la chiamata, vanno a ritirare il prezioso dono della vita (le cellule progenitrici necessarie per il trapianto di midollo osseo nei malati di leucemia) e recapitano a stretto giro di posta la sacca che può salvare l'esistenza di un malato. Sembra facile, vero? Peccato che il donatore può darsi che sia a Buenos Aires e il malato a Francoforte. Prendete due città del mondo, a caso, la combinazione è ugualmente probabile.

GLI "ANGELI DEI TRAPIANTI" FESTEGGIANO 25 ANNI. "SALVATE QUASI DIECIMILA VITE" (clicca qui)

In questi 25 anni il Nopc, presieduto da Massimo Pieraccini e diretto da sua sorella Patrizia, dal quartier generale dello Statuto hanno coordinato missioni incrediìbili, al limite del possibile. Contro la cieca burocrazia (sì, capita non di rado che in aeroporto qualche addetto al controllo tanto solerte quanto stupido cerca di fermare l'imbarco, perché "impaurito" da quel contenitore refrigerato che può salvare una vita). Contro gli scioperi dei trasporti. Contro il maltempo. Ma ce l'hanno sempre fatta, sempre.

In questi mesi di lockdown è diventato tutto più difficile eppure il Nopc ha effettuato ben sessanta viaggi, per circa 80mila chilometri percorsi. L'unico aeroporto aperto per il ritiro era Fiumicino, quindi i volontari hanno fatto la spola tra Firenze e Roma per poi consegnare dappertutto: in Italia a Trieste, Udine, Venezia, Verona, Bolzano, Brescia, Piacenza, Milano, Firenze, Pisa, Siena, Bologna, Pavia, Cuneo, Torino, Alessandria, Napoli e Cagliari.

Durante l'emergenza causata dalla pandemia, racconta il presidente dell'associazione Massimo Pieraccini, "le nostre attività se da una parte sono rallentate per ovvi motivi a livello internazionale sono aumentate a livello nazionale a causa della chiusura delle frontiere che ci ha costretto a fare da staffetta per permettere alle donazioni che arrivavano dall'estero di raggiungere l'ospedale di destinazione in Italia. E' stato necessario infatti - prosegue - continuare a garantire quelle attività di medicina d'urgenza salvavita che sono il nostro quotidiano".

Ma c'è anche chi, come ha fatto una volontaria che lo ha raccontato su social, non si è fermato e ha attraversato la frontiera a piedi. In pratica autodenunciandosi pur di non compromettere la missione. Questi sì, sono eroi quotidiani.

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