Caccia al ladro: Enrico e Florio, nonni detective sorvegliano il centro

A certe facce o a certe figure, hanno affibbiato un loro soprannome. In tanti anni di attività, sono convinti di aver segnalato almeno un centinaio di farabutti

Enrico Boli e Florio Prosani: i "nonni detective" (Marco Mori/New Press Photo)

Enrico Boli e Florio Prosani: i "nonni detective" (Marco Mori/New Press Photo)

Firenze, 12 novembre 2018 - Insieme hanno restituito più portafogli dei capelli che gli restano in testa. E ormai i ladri e i borseggiatori del centro storico li conoscono a uno a uno. Non hanno più nessun segreto per loro: né trucchi, né nascondigli, né tecniche. E dal 1995 a oggi sono riusciti a sventare un centinaio di borseggi e a consegnarne altri tanti borseggiatori a polizia e carabinieri con cui sono in costante contatto. Sono i nonni detective, due fiorentini in pensione con a cuore l’amore per la propria città che, quattro giorni a settimana, si danno appuntamento in piazza della Signoria e armati di macchina fotografica partono seguendo passo dopo passo i visi sospetti. «Quasi mai ci sbagliamo, oramai sono un libro aperto» dicono Enrico Boli, 73 anni e Florio Prosani, 80 anni compiuti. Hanno cominciato nel 1995 ed erano sette amici, oggi sono rimasti in due.

«Qualcuno è invecchiato e non ce la fa più» sottolineano. Sono almeno cento i brutti ceffi che hanno consegnato in tutti questi anni alle forze dell’ordine «e almeno cento i turisti e i fiorentini che abbiamo salvato». «Quando vedo donne e anziani poi, non ci vedo più» dice Enrico. Che quando fiuta il malvivente prende la sua bici e lo insegue. Florio invece è il fotografo della banda: con la sua macchinetta è riuscito a realizzare un copioso dossier di tutti gli imbroglioni del centro fiorentino. Uno, ci raccontano, lo chiamano ‘Dondolo’, un tunisino che quando cammina sbanda da un punto all’altro della via. Poi c’è ‘Il Vecchio’, un omone grosso, all’incirca 60 anni, lui è rumeno. E c’è anche l’avvenente ‘Marry Poppins’, una donna rumena, bionda, sempre molto elegante che gira col suo cappellino, e ‘Il Secco’, un tunisino magro e alto.

«La maggior parte – proseguono – sono rumeni o nord africani. Li riconosciamo perché si guardano intorno, girano a gruppi di due o tre e spesso sempre con mappa o cappello». Da quando hanno cominciato, la mappa del borseggio in città è cambiata: «Oggi sono molto più abili ed esperti. Prima erano visibili a tutti, perché si trattava di persone che chiedevano l’elemosina o bambini. Oggi sono insospettabili: girano in giacca e cravatta».

Così Enrico e Florio hanno deciso di investire un po’ del proprio tempo per aiutare i più deboli e per quattro mattine a settimana, di solito martedì, giovedì, sabato e domenica, si incontrano e aspettano fino a quando non arriva il primo ladruncolo da pedinare. Enrico poi monta sulla sua bici e lo insegue mentre Florio si preoccupa di riprenderli. «Quando siamo sicuri di trovarci di fronte un borseggiatore chiamiamo polizia o carabinieri che nel giro di poco arrivano e li beccano. Se il colpo è in diretta urliamo e li mettiamo in fuga. Ma a quel punto scappiamo anche noi.. perché con certa gente non si sa mai...».

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