"Non mi fido, preferisco fare i tamponi E se perdo il lavoro tornerò a casa"

Elena, 53 anni è russa: "Cercherò una famiglia che mi accetti anche così"

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Si presenta con un pacco di referenze. Elene ha 53 anni, viene dalla Russia. Tiene a fare bene il suo lavoro e che questo venga riconosciuto. Arriva con la mascherina e con una borsa di mazzi di chiavi delle case di famiglie che si fidano di lei. Fa la badante ma anche le pulizie.

Vaccinata?

"No, sono allergica alla mimosa".

Quindi si può vaccinare, perché l’allergia alla mimosa non è un ostacolo.

"No, non mi voglio vaccinare".

Allora perché, se non è allergica?

"Perché questo non è un vaccino, ma un siero sperimentale".

Ma ne ha parlato con un medico?

"Sì".

Non l’ha rassicurata?

"Mi ha detto che non può darmi l’assicurazione al cento per cento che non mi succeda niente".

L’assicurazione al 100% non esiste, vuole provare a riparlarne con qualcuno?

"No, ho già deciso che tornerò a casa mia e mi vaccinerò lì, l’anno prossimo".

L’anno prossimo? Ma il 15 ottobre scatta l’obbligo di green pass, lo sa?

"Mi farò il tampone".

Ogni due giorni?

"Pazienza, se serve per lavorare".

Ai sanitari e alle persone che lavorano nelle Rsa viene richiesto obbligatoriamente il vaccino.

"Io cercherò famiglie o persone che mi accettino senza vaccino. E’ più sicuro il tampone".

Non la spaventa perdere il lavoro?

"Da morire. Pregherò il signore perché non succeda. Ma prima del vaccino preferisco tornare a casa mia e vada come vada".

Ilaria Ulivelli