Omicidio di Niccolò Ciatti: i calci, poi la fuga. "Gli sguardi selvaggi dei ceceni"

Quattro mesi fa Niccolò veniva ucciso in una discoteca di Lloret. La Nazione pubblica per la prima volta i verbali dell’arresto dei tre ceceni accusati di averlo pestato a morte

Niccolò Ciatti

Niccolò Ciatti

Firenze, 9 dicembre 2017 - I mossos d’esquadra che hanno arrestato i tre ceceni accusati della morte di Niccolò Ciatti hanno già consegnato il loro racconto di quella tremenda notte dell’11 agosto al giudice del tribunale di Blanes.  E possiamo svelarvi il contenuto di quei verbali, primo passo verso il processo che si celebrerà in Catalogna ai danni di Rassoul Bissoultanov, tutt’ora in carcere a Girona, e i suoi amici, indagati a piede libero e tornati nella città francese di Strasburgo, Mosvar Magamadov e Khabiboul Khabatov.

Il 16 novembre scorso, sono stati sentiti i poliziotti identificati dalle sigle 8752, 19137 e 15986. La loro testimonianza, intervallata anche dalle domande degli avvocati degli indagati, è lunga e dettagliata. «Abbiamo sentito dalla stazione radio che c’era stata una rissa al St Trop – si legge sui verbali in nostro possesso –, quando arrivammo stavano rianimando una persona. Il direttore ci disse che avevano trattenuto i tre autori dell’aggressione ma che il personale della discoteca aveva poi dovuto lasciarli andare perché erano diventati molto violenti». 

I tre sono scappati in direzione della spiaggia. Ed è qui che vengono intercettati dai mossos in servizio, degli individui il cui aspetto «concorda con la descrizione» che era stata fornita in discoteca. Due ceceni sono seduti su un muretto, il terzo, Rassoul Bissoultanov, è invece ad una doccia. Bissoultanov, ribattezzato dagli amici “piccolo Van Damme”, ha uno «sguardo selvaggio». «Era solo, nell’area della doccia ed era quello che resisteva di più, non si lasciava catturare ma non picchiava».  Il più alto dei tre, il gigante Magamadov, parla con i mossos in inglese. Dice «di non aver avuto alcun problema», di «non aver fatto niente» e di aver «separato i suoi amici da una lotta». Il suo torno era «arrogante» e tutti e tre hanno, secondo i poliziotti, un atteggiamento «sbrigativo». Rassoul Bissoultanov e il terzo amico, Khabatov, non parlano.

Le domande del giudice e del pubblico ministero vertono anche su quanto è successo nel corso della serata in discoteca. E’ stato infatti il direttore del St Trop, Picò, a riconoscere per primo i tre fermati e a fornire agli inquirenti un video, «che identifica senza dubbio i tre aggressori». Quel filmato è stato consegnato al direttore del club da un suo dipendente, che a sua volta l’ha ricevuto «da uno straniero», probabilmente un turista che si trovava quella notte al St Trop. 

Il direttore riferisce inoltre alla polizia che i security della discoteca «avevano già avuto problemi» con quei tre ceceni, che «non riuscivano a tenerli perché erano molto violenti», che «non potevano combattere con queste persone» che pure avevano «attaccato» un dipendente del St Trop. Ai poliziotti, il più alto dei tre lascia intendere «di essere una specie di militare». Erano andati a Lloret de Mar per lavoro, come ha riferito anche uno dei ceceni davanti alle telecamere de “Le iene”?

«Loro hanno detto che erano in vacanza, non hanno dato l’impressione di essere lì per lavoro. Dissero che vivevano in Francia e che non avevano nessun indirizzo a Lloret».  L’avvocato di Bissoultanov chiede se sembrassero alterati, ma secondo i poliziotti «non sembravano ubriachi, sembrava che fossero sconvolti dal combattimento e non conseguenza delle droghe. Hanno parlato perfettamente e camminato correttamente». 

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