Niccolò Ciatti, accolto l’appello della famiglia: due ceceni verso il processo

La procura spagnola imputerà anche il compare di Bissoultanov. Ma il virus allunga ancora i tempi

La rissa scoppiata nella discoteca spagnola ripresa dalle telecamere di sicurezza

La rissa scoppiata nella discoteca spagnola ripresa dalle telecamere di sicurezza

Firenze, 8 aprile 2020 - La corte d’appello di Girona ha accolto il ricorso de lla famiglia Ciatti: si va verso l’imputazione per il secondo ceceno, che, come documenterebbe un video (in un primo momento “ignorato“), spalleggiò il connazionale Rassoul Bissoultanov nel brutale pestaggio in discoteca, nel 2017 a Lloret de Mar, in cui perse la vita, a soli 22 anni, Niccolò. Una notizia anticipata dagli avvocati in Spagna, che a casa Ciatti, a Scandicci, è stata accolta con sollievo. Ma poi è arrivato anche il coronavirus, e i già pachidermici tempi della giustizia iberica subiranno un ulteriore allungamento.

Dal punto di vista tecnico, gli atti dovranno infatti tornare al pm di Blanes, che dovrà formulare l’imputazione nei confronti del compare di Bissoultanov, Mosvar Magomadov, che quella notte indossava una maglietta rossa. Il procedimento si è congelato per l’interruzione dell’attività giudiziaria causa contagi, come accaduto in Italia. I giudici hanno però trovato modo di riunirsi per respingere l’istanza urgente presentata dai difensori di Bissoultanov: avevano infatti chiesto la scarcerazione del ceceno per il rischio che in galera contraesse il virus.

Due vittorie, dunque, per papà Luigi, mamma Cinzia, la sorella Sara; l’imputazione del secondo ceceno è un risultato sperato che arriva in un momento delicato per questa famiglia che non ha mai smesso di lottare.

Il coronavirus li tiene lontani da Niccolò: i Ciatti, ogni giorno, andavano al cimitero di Sant’Antonio, a Scandicci, per il consueto saluto. "Da un mese questo non è più possibile - dice Luigi Ciatti – perché come sappiamo i provvedimenti hanno chiuso anche i cimiteri. Lo trovo assurdo perché è un luogo aperto, dove nessuno si ammassa, a differenza di una coda al supermercato. Non abbiamo neanche potuto fare il consueto ricordo di Niccolò nella chiesa di Casellina. Non c’è stato quello di marzo, non ci sarà questo di aprile".

La speranza è che l’emergenza finisca in fretta anche per ripresentarsi all’appuntamento mattutino con Niccolò. E poi per arrivare finalmente al giudizio. Era la notte del 12 agosto di tre anni fa quando, nella discoteca St Trop di Lloret de Mar, il giovane scandiccese, titolare di un banco al mercato di San Lorenzo e in vacanza con gli amici, incontrò la furia di tre coetanei ceceni. Si ritrovò praticamente solo in pista contro dei lottatori professionisti di un’arte marziale chiamata Mma, senza che nessuno, neanche il personale della sicurezza, intervenisse in suo aiuto. Le immagini delle telecamere hanno documentato tutto. C’è anche un frame che il pubblico ministero non aveva valutato e che forse adesso è servito a convincere i giudici dell’appello che almeno un altro ceceno ha aperto la strada al calcio alla testa sferrato da Bissoultanov costato la vita di Niccolò. Con una mossa da ring, Magomadov avrebbe atterrato il 22enne, scrollandosi di dosso un amico che tentava di aiutare Ciatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro