Incubo 2021 per la famiglia Ciatti. "Ad agosto il ceceno sarà libero"

All’orizzonte la scadenza della carcerazione preventiva per Bissoultanov, imputato per la morte di Niccolò. L’appello di papà Luigi: "Il processo deve iniziare prima". Ancora in bilico la posizione dell’altro indagato

Niccolò Ciatti con il padre Luigi

Niccolò Ciatti con il padre Luigi

Firenze, 2 gennaio 2021 - Il 2020 è l’anno nero che tutti abbiamo voluto lasciarci alle spalle. Ma il 2021 porta in dote una triste scadenza per la famiglia Ciatti. Ad agosto, si esauriscono infatti i termini della carcerazione preventiva per Rassoul Bissoultanov, il ceceno rifugiato a Strasburgo e principale imputato per la morte del loro Niccolò, il 22enne di Scandicci barbaramente ucciso in un pestaggio avvenuto nella discoteca St Trop’s di Lloret de Mar, dove Ciatti era in vacanza con la sua comitiva di amici.

Era la notte del 12 agosto del 2017. Bissoultanov e gli altri ceceni vennero subito rintracciati dai mossos d’esquadra sul lungomare. Rassoul da quel giorno non è più uscito dalla galera. I giudici gli hanno prorogato la custodia cautelare, ma più di quattro anni dietro le sbarre in attesa di giudizio, per la giustizia spagnola, non si può stare. Ad agosto, in assenza di una condanna e di un rinnovo della misura, il ceceno sarà quindi libero. Anche di far perdere le proprie tracce, l’ipotesi più temuta.

"Bisogna che il processo inizi prima di questa scadenza", denuncia con fermezza Luigi Ciatti, il papà che dal giorno della tragedia non ha mai smesso di chiedere giustizia per l’omicidio del figlio e di tenere alta l’attenzione sul caso.

Purtroppo, l’inchiesta è stata lentissima. Poi è arrivata anche la mazzata del covid. E il rischio che il processo non inizi a breve è concreto, nonostante le ultime rassicurazioni giunte dalla Spagna. Prima di Natale, c’è stata l’ennesima udienza in cui il pubblico ministero di Blanes ha ribadito la richiesta di rinvio a giudizio per il solo Bissoultanov. I legali dei Ciatti – forti della vittoria di un ricorso – pretendono invece che a processo ci finisca anche il secondo ceceno, Mosvar Magomadov, quello riconoscibile, nei filmati, dalla maglietta rossa e che secondo la ricostruzione della famiglia di Niccolò avrebbe spalleggiato il compare impedendo ai presenti di intervenire in difesa del giovane scandiccese.

Il giudice si è riservato la decisione, che è comunque attesa subito dopo questo periodo di vacanze natalizie. "I nostri avvocati ci assicurano che a febbraio-marzo, il processo dovrebbe iniziare. Dovrebbe essere concentrato nell’arco di un paio di settimane e questo ci fa sperare che per la scadenza di agosto avremo una sentenza - dice ancora babbo Luigi -. Abbiamo aspettato quasi quattro anni e in questo lungo periodo non abbiamo neanche avuto l’indagine che ci aspettavamo. E con l’arrivo della pandemia, di fatto siamo fermi da mesi".

La lentissima magistratura spagnola ha almeno messo un punto fermo, nonostante i tentativi dei difensori del ceceno di ridimensionare l’impianto accusatorio: porteranno a processo Bissoultanov, il lottatore di Mma che finì Niccolò con un tremendo calcio alla testa, con l’accusa più grave, quella di omicidio volontario.