Il padre che uccise il figlio di un anno a giudizio nell’anniversario

Il processo per maltrattamenti a carico di Patriarchi sarebbe dovuto iniziare ieri. Ma il suo legale ha chiesto un rinvio: "Sta male". E il giudice lo concede

Niccolò Patriarchi

Niccolò Patriarchi

Firenze, 15 settembre 2022 - ​Il processo che non avrebbe dovuto esserci, perché la procura aveva chiesto l’archiviazione, sarebbe dovuto invece iniziare ieri. Ma il procedimento per maltrattamenti alla compagna, a carico di Niccolò Patriarchi, ieri non è iniziato. Perché ieri ricorreva anche l’anniversario, il quarto, dell’omicidio di cui Patriarchi si macchiò nel 2018, a Sant’Agata: l’atroce uccisione del figlio Michele a coltellate.

Ieri, l’avvocato Federico Bagattini, legale dell’imputato, ha ottenuto un rinvio dal giudice Agnese Di Girolamo: Patriarchi non era emotivamente in condizione di affrontare l’aula, ieri. Si ricomincia il 14 dicembre.

Ma che il padre, condannato a 20 anni, parzialmente incapace d’intendere e volere, sia nuovamente giudicato, per fatti diversi rispetto al tristemente noto delitto, è una notizia. All’imputazione del 38enne, originario di Figline, si è infatti giunti attraverso un percorso tortuoso, che passa anche attraverso la condanna dell’Italia dalla Corte di Strasburgo, per la mancata tutela delle vittime di Patriarchi: non solo il figlio, di appena un anno, ma anche l’altra figlia più grande e la compagna, Annalisa Landi, quest’ultimi costituitesi ieri parte civile con l’avvocato Massimiliano Annetta ( foto sopra ).

Dopo quella sentenza che ha fatto parecchio rumore, perché addita la procura di non aver fatto tutto il possibile per evitare quella tragedia, “annunciata“ dalle denunce della donna e dai problemi del Patriarchi, il gup ha ordinato un cambio di direzione. In sette pagine, un altro giudice rispetto a quello dell’udienza di ieri, Angela Fantechi, ha ripercorso la storia giudiziaria della coppia, prima di quel drammatico 14 settembre 2018 e ha ordinato ai pm di formulare un’imputazione. Nella sua ricostruzione non ha eluso, il gip Fantechi, la circostanza che le denunce della Landi, cominciate nel 2015, sovente erano seguite da una marcia indietro, perché convinta che le sue condotte "fossero causate dalla malattia". Dopo un periodo di separazione, nell’aprile del 2018, i due erano tornati anche a vivere sotto lo stesso tetto. Ma oggi, i messeggi di quella parentesi, si sono trasformati in un’accusa di maltrattamenti in famiglia. "Io ti spacco prima la casa, e poi la faccia, testa di c. Ti uccido", "Si vede che hai preso poche botte"; "Devo venire con un’ascia oggi?". Anche se a queste frasi, spesso seguivano toni di pentimento, c’è un whatsapp, digitato perché non riusciva a trovare un farmaco, che ancora oggi mette i brividi: "Io ti ammazzo i bambini".

ste.bro.

 

 

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