BARBARA BERTI
Cronaca

Nella giungla dei rider: "Paghe da fame e condizioni pessime". L’allarme del sindacato

Salute e sicurezza, tempi d’attesa pagati, trasparenza dell’algoritmo: sono gli obiettivi della campagna nazionale lanciata da Nidil Cgil "Il modello attuale ha solo cristallizzato una situazione di precarietà".

Nella giungla dei rider: "Paghe da fame e condizioni pessime". L’allarme del sindacato

Nella giungla dei rider: "Paghe da fame e condizioni pessime". L’allarme del sindacato

"Il Natale dei rider? Una giornata con poche soddisfazioni, tanti sacrifici e presumibilmente carica di lavoro. Ma un lavoro sottopagato e senza tutele". A dirlo è Mattia Chiosi, funzionario Nidil Cgil Firenze con delega regionale ai rider, in occasione della mobilitazione di ieri per chiedere più sicurezza dopo l’aggressione di martedì scorso ai danni di un lavoratore. "L’ennesimo rider aggredito - precisa Chiosi - ma sapere quanti episodi di questo genere avvengono è come cercare un ago nel pagliaio: gli stessi lavoratori hanno timore a denunciare, la marginalità tende a rendere più difficile l’esposizione". Un settore ancora con troppe zone grige. "C’è sicuramente una emergenza sicurezza che va ad aggiungersi a una emergenza paghe e diritti" dice il sindacalista. A Firenze, senza considerare i rider della cooperativa Robin Food e quelli di "Just Eat" (una flotta di circa 80 persone inquadrate come lavoratori dipendenti del Ccnl del settore Logistica), i fattorini in bici sono circa trecento.

"Ma i numeri vanno presi con le molle: il rapporto tra dipendenti e datore di lavoro avviene tramite App con istruzioni in italiano e inglese. Una volta aperto l’account non è detto che sia sempre utilizzato e si possono verificare casi di sub-affitto dello stesso account anche a persone che potrebbero non avere i requisiti per lavorare creando anche lavoratori sempre più marginalizzati. Altro questione: i meccanismi di sanzione e blocco degli account che equivalgono a licenziamenti e spesso sono ingiusti" racconta il sindacalista, ricordando che quasi la totalità dei lavoratori sono stranieri - principalmente pakistani - sotto i 35 anni. Se le difficoltà linguistiche si tramutano subito in un primo ostacolo (per seguire i corsi di formazione o comprendere la normativa sulla sicurezza o quella relativa all’igiene e sanità), lo scoglio maggiore resta il modello dell’organizzazione aziendale e contrattuale applicato dalle principali piattaforme di food delivery. "Un modello che fornisce paghe da fame: si parla di 4-5 euro di media a consegna che nei giorni di festa diventano 6-7 euro. Ma per arrivare a guadagnare mille euro netti al mese queste persone devono rendersi disponibili sette giorni su sette" dice Chiosi. Perché per fare tante consegne bisogna dare tanta disponibilità. "Chiediamo, infatti, una migliore e più trasparente gestione dell’algoritmo che ha oggi ’premia’ chi dà maggior disponibilità a fare le consegne. Questo, di conseguenza, favorisce l’aumento della competizione tra gli stessi lavoratori e porta a una diminuzione delle paghe" dice il sindacalista. "E qui si apre un altro problema: a oggi i tempi di attesa, tra una consegna e l’altra, non vengono pagati. Per esempio: un rider dà la sua disponibilità dalle 11 alle 23 ma guadagna solo in base al numero di consegne che riesce a fare" dice Chiosi ribadendo la necessità di superare definitivamente il modello imposto dal Contratto nazionale Ugl Rider, "che ha cristallizzato negli ultimi anni una situazione di forte precarietà".

Il rapporto di lavoro tra i rider e le principali piattaforme di food delivery è organizzato tramite collaborazioni occasionali e collaborazioni con partita Iva. "Quindi niente tredicesima, niente malattia, niente ferie" spiega Chiosi. "Nel caso di infortunio, possono rivolgersi all’Inail ma diventa complicato farsi riconoscere l’infortuno dal datore di lavoro e, così, molto spesso gli stessi rider lasciano perdere e non denunciano" aggiunge il sindacalista annunciando che "a livello nazionale stiamo lanciando un’indagine conoscitiva delle condizioni dei rider insieme al loro punto di vista, al fine di costruire una piattaforma rivendicativa ampiamente partecipata che permetta di ingaggiare un confronto con le piattaforme".