Altri sette mesi per l’inchiesta Mostro

Stop ai processi a causa del coronavirus: l’udienza per l’ex legionario Vigilanti slitta al primo ottobre

Giampiero Vigilanti mostra una foto da soldato della legione straniera

Giampiero Vigilanti mostra una foto da soldato della legione straniera

Firenze, 13 marzo 2020 - Il coronavirus ha fatto saltare tutti i processi fissati in Italia almeno fino al tre aprile. Tra questi, c’è anche l’udienza per l’ultima inchiesta sui delitti del mostro di Firenze . Il giudice, Angela Fantechi, chiamato a decidere sull’opposizione all’archiviazione dell’indagine presentata dal legale delle vittime francesi del 1985, Vieri Adriani, ha rinviato al prossimo 1 ottobre. Serviranno altri sette mesi, almeno, per conoscere il destino dell’ex legionario di Prato, Giampiero Vigilanti, e del medico Francesco Caccamo. Entrambi hanno quasi novant’anni.

Vigilanti è ospite ormai da qualche mese in una casa di cura della città laniera, dopo che il giudice, in un altro procedimento che lo vede imputato di maltrattamenti alla moglie, ha disposto l’allontanamento dalla sua abitazione del cantiere. Caccamo, che di Vigilanti è stato il medico curante e da questi è stato tirato in ballo negli interrogatori, era invece presente alla prima udienza di gennaio, saltata anch’essa per un difetto nelle ’convocazioni’.

Insomma, i tempi si dilatano ancora. E ogni giorno che passa la fiammella della speranza della verità si affievolisce. Sono passati 52 anni dai primi colpi della calibro 22 che ha ucciso, tra il 1968 e il 1985, sedici giovani. Ma ai misteri del mostro, in procura a Firenze si continua comunque a lavorare. Sebbene sia "congelato" il capitolo su Vigilanti, c’è un altro fascicolo che è stato aperto dal procuratore aggiunto Luca Turco. L’ipotesi è depistaggio e riguarda un’alterazione che è stata riscontrata dal perito balistico del pm, Paride Minervini, sulla cartuccia Winchester ritrovata nel 1992 nell’orto di Pietro Pacciani. I segni che avrebbero dovuto provare l’incameramento di quel proiettile nella pistola del mostro, secondo il consulente Minervini sono stati artefatti.

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