Mostro di Firenze, la cartuccia di Pacciani: "Mai stata in una Beretta"

La relazione dei Ris demolisce la prova che spuntò dall’orto nel 1992. "Scalfitura di un estrattore incompatibile con quello della serie 70"

La perquisizione a casa Pacciani del 1992 (archivio storico New Press Photo)

La perquisizione a casa Pacciani del 1992 (archivio storico New Press Photo)

Firenze, 13 luglio 2022 - Una relazione tiepida verso l’ipotesi di segni artefatti, ma assolutamente categorica su un punto. E cio è che la cartuccia dell’orto di Pietro Pacciani, la Winchester serie H trovata nella perquisizione di trent’anni fa a Mercatale, non possa essere stata alloggiata dentro una Beretta della serie 70, l’arma con cui il mostro ha ucciso otto giovani coppie, tra il 1968 e il 1985, nelle campagne intorno a Firenze.

Le conclusioni dei Ris di Roma sulla natura della scalfitura presente sulla cartuccia Winchester, non esplosa, storta, oggi spezzettata in quattro parti, sono un macigno. Anche se, sulla natura di quei segni, i Ris non sposano completamente la precedente consulenza, affidata a Paride Minervini, che identificava il “graffio“ sul collarino del bossolo come l’impronta dell’unghia estrattrice, ma impressa a suon di colpi di martellino. L’esame al microscopio non ha infatti rilevato la presenza di elementi oggettivi "che dimostrino o escludano", l’artefazione ipotizzata da Minervini.

Chi ha ragione? I Ris non escludono che il graffio sulla cartuccia, in alternativa all’estrattore, possa essere stato generato da un arnese perché le dimensioni e la forma “a stampo“, grande tra 1,3 e 1,4 milimetri, mal si concilia con l’estrattore di una semiautomatica di calibro 22. A questo punto, il procuratore aggiunto Luca Turco, non potendo cercare nella marea di utensili che potrebbero essere stati utlizzati per togliere una cartuccia incastrata, ha ordinato un supplemento d’indagine più “fattibile“: ovvero ampliare la ricerca ad altri tipi di pistola, semiautomatiche ma anche a tamburo, per capire se il segno sulla cartuccia dell’orto possa essere stato provocato da altro tipo di armi. Tutto questo, allo scopo di arrivare a scoprire qualcosa di più, su quella prova così discussa, sin dai tempi del processo, contro Pacciani. Ma la delega ai Ris della Capitale, inviata più di un anno fa, si è ingolfata per via dei carichi di lavoro a cui è sottoposto il laboratorio, sobbarcato di consulenze da tutto il centrosud.

Per questo, come ha motivato il procuratore Turco nella sua richiesta d’archiviazione, il fascicolo è stato inviato al gip. E potrebbe essere riaperto alla luce di nuovi risultati sulle ulteriori analisi disposte sulla cartuccia dell’orto. Nel frattempo, l’avvocato Vieri Adriani, che assieme agli altri legali delle famiglie del vittime, Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, ha avuto accesso agli atti di quest’ultimo filone - in cui non c’erano indagati -, sta preparando l’opposizione, affinché si continui ad indagare non soltanto sulla cartuccia dell’orto del Vampa.