L'inchiesta sul mostro di Firenze. Il passato oscuro del medico indagato

Il nome di Caccamo spunta in un elenco stilato dalla Sam 30 anni fa

Il 29 luglio 1984 a Vicchio il mostro uccide Pia Rontini e Claudio Stefanacci

Il 29 luglio 1984 a Vicchio il mostro uccide Pia Rontini e Claudio Stefanacci

Firenze, 8 agosto 2017 - Era il 1987 quando la squadra antimostro, incrociando precedenti penali e risultati dei controlli ai posti di blocco, stilò un lungo elenco di sospettati per almeno gli ultimi due duplici delitti del mostro di Firenze: quello del 1984 a Vicchio, in cui vennero uccisi Pia Rontini e Claudio Stefanacci, e quello del 1985 agli Scopetti, vittime i francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili.  Rileggendo quella lista, alla luce degli sviluppi in epoche successive e pure recenti, balzano agli occhi almeno due nomi: quello del medico perugino Francesco Narducci e del mugellano Francesco Caccamo. Quest’ultimo è stato recentemente iscritto sul registro degli indagati per concorso nei delitti delle coppiette assieme all’ex legionario Giampiero Vigilanti. E’ proprio Vigilanti a chiamarlo in causa nei suoi interrogatori fiume. Il profilo di Narducci è stato più volte accostato al cosiddetto secondo livello, ovvero ai presunti mandanti dei delitti che avrebbero pagato in cambio dei feticci. Oggi, alla luce della nuova piega dell’inchiesta, tutto torna in ballo. E anche il nome del medico perugino, la cui morte, avvenuta ufficialmente per suicidio nel lago Trasimeno, alla quale fece seguito un clamoroso scambio di cadavere per occultare il tragico gesto o addirittura altro, viene fuori dalla bocca di un Vigilanti improvvisamente loquace, dopo la prima perquisizione, anzi l’ultima, a suo danno, datata 2013.  Addirittura, oggi, parlando con la stampa, l’ex legionario dice pure di essere stato fermato in macchina con lui in prossimità di Calenzano, teatro di uno dei delitti del mostro. Purtroppo, riscontrare se davvero sia stato intimato l’alt alla Lancia Fulvia rossa di Vigilanti, oggi 86enne, e chi fosse seduto al suo fianco, 36 anni dopo, non è materialmente più possibile: gli atti di quel controllo sono perduti.

Eppure, gli inquirenti non si danno per vinti. E cercano di dare corpo alle nuove piste investigative cercano prove certe negli esami del dna.  Ma senza tralasciare nient’altro. La pista «eversiva» è stata smentita dal procuratore capo Giuseppe Creazzo, ma questo non significa che non sia stata scandagliata dai pm titolari del fascicolo, l’aggiunto Luca Turco e l’attuale procuratore capo di Pistoia Paolo Canessa, già pm al processo Pacciani, al processo ai «compagni di merende» e pure nel “fallito” processo al mandante Francesco Calamandrei, il farmacista di San Casciano amico proprio dello stesso Narducci, assolto da ogni accusa. Le parole di Vigilanti hanno riacceso i riflettori su un mondo oscuro, già investigato ma forse mai totalmente capito. Mancava qualcosa, allora, per completare un quadro, adesso invece più delineato?

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