Mostro di Firenze, isolato il dna su un fazzolettino

La verità degli Scopeti è più vicina: il reperto ritrovato nei cespugli nel 1985 e «dimenticato» fino a oggi

Inquirenti sul luogo di uno dei delitti del mostro

Inquirenti sul luogo di uno dei delitti del mostro

Firenze, 31 luglio 2017 - E come in un ‘cold case’ che però non è mai stato accantonato del tutto, molte domande troveranno risposte che erano già nelle decine e decine di polverosi faldoni rinchiusi in una stanza blindata, che un uomo solo ha letto per intero nella fase finale dell’inchiesta, Michele Giuttari. Un investigatore puro con una memoria prodigiosa.

Si parla in questi giorni di estrazione e comparazione del Dna, si passa cioè dal lavoro del Ros a quello del Ris per intendere il mondo delle analisi scientifiche forensi. Pochi ricordano, perché il tutto fa parte del fascicolo della procura e non era mai entrato in quello processuale, che il 5 ottobre 1985 a Medicina Legale di Firenze era stato consegnato dai carabinieri un reperto che oggi risulta importantissimo. In una busta bianca era stato ritrovato un ‘fazzolettino di carta intriso di sangue con un capello’ trovato all’interno del perimetro delle indagini degli Scopeti, qualche giorno dopo l’omicidio da un signore.

L’uomo, identificato per W.D.B., di Prato, era andato con la sorella e il fidanzato di lei a fare una passeggiata agli Scopeti per curiosità. La zona era ancora recintata ma il loro cane, un cocker, era sfuggito al controllo e nascosto in un cespuglio aveva trovato quel fazzolettino, dei capelli e dei guanti da chirurgo. I tre avevano portato tutto in caserma dai carabinieri che avevano acquisito i reperti e fatto un sopralluogo con lui. Poi mai più nulla a tutt’oggi.

Mentre invece si sa che questo fazzoletto era stato consegnato a suo tempo a Medicina Legale di Firenze al professor Riccardo Cagliesi che il 7 novembre 1985 aveva inviato una relazione di 13 pagine: il materiale era sangue umano di gruppo B e il frammento pilifero era un capello umano. Il medico aveva escluso che il sangue appartenesse alle vittime francesi perché Nadine era di gruppo A e Jean Michel di gruppo 0. Anche Pacciani, si sa, era di gruppo 0. Quindi quel reperto ancora fresco in maniera agghiacciante portava la firma di uno dei complici che si era evidentemente ferito nelle concitate fasi della strage. Vanni ad esempio era di gruppo B. 

Il Gides di Michele Giuttari nel riferire al pm Canessa ricorda che il frammento «lungo circa 2 centimetri, di colore castano, liscio, provvisto di cuticola a scaglie sottili» è un capello. E ricorda anche che sotto un’unghia ferita di Stefano Baldi, trucidato nel 1981, furono trovati 2 capelli castani chiari lunghi e che anche Susanna Cambi fu trovata con un ciuffo di capelli stretti in una mano. Quello era il momento di far parlare la scienza. Era l’aprile 2004 sarebbe stato opportuno, forse fondamentale sottoporre i reperti ancora conservati ad analisi del Dna. E ora è stato fatto. Attendiamo i risultati, ancora top secret.

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