Ramadan, venerdì nero ai Ciompi: residenti e musulmani indignati

Anche mille fedeli per turno di preghiera. La storia di Simone, un fiorentino convertito all'Islam per amore della moglie

I fedeli durante la preghiera

I fedeli durante la preghiera

Firenze, 3 giugno 2017 -  «DIO grande, dio grande. L’unico dio». Le parole rimbombano sotto il sole delle 13 che quasi scioglie l’asfalto. Centinaia e centinaia di fedeli rispondono alla chiamata, entrano nel vecchio garage di Borgo Allegri che da anni è il punto di riferimento della comunità musulmana fiorentina. Sono cento, duecento. Trecento, troppi... Il luogo di culto registra subito il tutto esaurito tanto che il flusso dei fedeli si sposta nel giardinetto. Sono quasi mille i musulmani che pregano intorno all’ora di punta. Anche per questo Ramadan, il periodo sacro che dura un mese e durante il quale, dall’alba al tramonto, devono astenersi dal cibo, dal fumo e dai rapporti sessuali, i fedeli sono relegati al Ciompi. Con loro anche l’Imam di Firenze Izzedin Elzir. Che osserva e scuote la testa: «Capiamo il disagio dei residenti ma dalla politica non ci aspettiamo più nulla» dice. «Sapete cosa mi dicono gli altri fratelli? Che devo smettere di cercare un dialogo con gli amministratori perché si avvicinano solo quando si parla di voti e che fino a oggi sono arrivate solo bugie».

SI RESPIRA aria di delusione. La comunità è costretta a pregare in quello che è poco più di un garage non idoneo ad accogliere una comunità che nella nostra provincia supera i 30mila fedeli. E che, secondo l’Imam, è in costante aumento toccando addirittura le mille presenze su ogni turno di preghiera. Disagi che riguardano anche i residenti dei Ciompi, che da tempo chiedono al Comune un nuovo luogo di culto, soprattutto per periodi di massima affluenza come il Ramadan, stringendosi attorno alla posizione della stessa comunità islamica. Qualche mese fa il sindaco aveva lanciato l’ipotesi dell’ex caserma Gonzaga ma che dopo infinite polemiche è naufragata. «E’ una vergogna – spiegano i promotori della raccolta firme –. Mancano le condizioni di sicurezza. Ci stiamo organizzando per procedere per vie legali con una denuncia alla Procura della Repubblica». Tra una preghiera e un’altra c’è chi vende e svende di tutto: dalle camice alle scarpe fino al cibo. Le scarpe sono ovunque, anche davanti ai portoni degli abitanti. Niente di nuovo.

LA STORIA DI SIMONE: «Io, convertito all’Islam per amore di mia moglie» - «MI SONO convertito all’Islam per poter sposare mia moglie, lei è marocchina e aveva questa necessità. Mi sono avvicinato piano, piano in un percorso graduale fino a quando un giorno mi sono reso conto che era la strada giusta» racconta Simone Benedetti, un fiorentino di 54 anni che è diventato presidente della comunità islamica. Simone, che nella vita fa l’incisore, era un cristiano cattolico fino a quando non si è innamorato e, insieme alla donna che ha sposato, ha iniziato a frequentare la comunità islamica, i corsi di informazione e la moschea. Giorno dopo giorno ha iniziato ad apprezzare piccole e grandi cose, come le regole ferree da seguire, il codice comportamentale da tenere e «quel rapporto diretto, se nza nessun intermediario». «Sono convinto di aver fatto la scelta migliore» dice con convinzione.  Da fiorentino è rammaricato che la sua città «non sia ancora riuscita a trovare una casa a migliaia di fratelli». «Abbiamo bisogno di una moschea – sottolinea Benedetti –, ci dispiace che dopo tanti anni siamo ancora al punto di partenza, senza un luogo dove poter pregare dignitosamente». Perché? «Non lo so – sussurra –, forse paura, forse politica».  

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