Moschea abusiva, è ora di dire basta. Pugno duro della prefettura

Via Tozzetti si ribella: "Da aprile conviviamo con un centro preghiera non autorizzato"

La delegazione dell'associazione cittadini attivi San Jacopino in prefettura

La delegazione dell'associazione cittadini attivi San Jacopino in prefettura

Firenze, 17 febbraio 2017 - Controlli di identificazione a tappeto e un blitz congiunto  per verificare le condizioni di sicurezza e di utilizzo dello spazio. Dall’incontro tra il prefetto Alessio Giuffrida e la delegazione dell’associazione cittadini attivi di San Jacopino è passata la strada della legalità.

Sul tavolo della prefettura il caso moschea abusiva di via Targioni Tozzetti. . «E’ stato un incontro positivo, noi non abbiamo niente contro i soci del centro ma il fondo di via Tozzetti non è un posto adatto per le loro preghiere» dice Simone Gianfaldoni, presidente dell’associazione cittadini attivi San Jacopino. Intanto gli abitanti non ne possono più. «Abbiamo un centro di preghiera non autorizzato sotto casa» dicono. O ancora: «Sono almeno settanta i musulmani che pregano, uno accanto all’altro, quasi ammassati. Lasciano le scarpe a volte fuori e le loro bici sono abbandonate una sopra l’altra sul marciapiede».

Dal mese di aprile, infatti, le loro finestre si affacciano su un luogo di culto non autorizzato, una ex cartoleria, dove «decine e decine di fedeli si ritrovano a pregare quasi tutti i giorni, soprattutto nel weekend. La moschea abusiva, solo sulla carta un circolo culturale, è una vera e propria spina nel fianco delle istituzioni: l’associazione Italia-Bangladesh detiene un regolare contratto d’affitto e la proprietà, almeno fino a ora, non ha nessuna intenzione di fare passi indietro. Quindi è impossibile procedere con lo sgombero. Per la polizia invece, senza un ordine di perquisizione, è difficile accedere. Risultato: dopo dieci mesi l’ex cartoleria è ancora un luogo di preghiera non autorizzato.

In attesa della task force, gli assessori alla sicurezza Gianassi e al sociale Funaro, nonostante i precedenti incontri non siano andati a buon fine, continueranno con la pista del dialogo «sperando di risolvere la situazione e dare una risposta ai cittadini». «Rispettiamo la libertà religiosa – conclude l’assessore alla sicurezza Federico Gianassi – ma tutti devono rispettare le regole».

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