Matteo, morto a 32 anni nell’incidente in moto. "L'auto bucò lo stop perché 'scappava'"

Concluse le indagini sullo scontro costato la vita al giovane. Sotto accusa la conducente. Nasce l’associazione in ricordo di Patrizi: l’hanno voluta i genitori

Matteo Patrizi, morto il 7 dicembre 2021 in un incidente in via di Castello

Matteo Patrizi, morto il 7 dicembre 2021 in un incidente in via di Castello

Firenze, 8 dicembre 2022 -  Quel giorno Matteo Patrizi era appena salito in sella alla sua moto, quando si trovò nel mezzo a via di Castello - esattamente al confine tra Sesto, dove viveva, e Firenze - una Smart che stava percorrendo una traiettoria inspiegabile. L’impatto fu tremendo, Matteo si spense a soli 32 anni. "Un salto ed è morto sul colpo. Sembrava dormisse", scrivono oggi i suoi genitori, che in quello schianto, era il 7 dicembre dell’anno scorso, hanno perso il loro unico figlio.

Ma Egidio Patrizi, medico, e la moglie Maurizia Straccali, buyer che aveva trasmesso a Matteo la passione per il suo lavoro nella moda, hanno voluto trasformare il dolore che non li abbandona in speranza per gli altri. E hanno fondato l’"Associazione benefica Matteo Patrizi". Assieme ad alcuni amici - gli avvocati Roberta Bernardini e Antonio Voce, l’architetto Piero Palmerini, che compongono il consiglio direttivo - hanno dato vita a una realtà che si pone l’obiettivo di aiutare chi ha bisogno. L’associazione sarà al fianco di vittime di incidenti stradali o sul lavoro, e più in generale tenderà una mano a chi si trova in difficoltà. Seguendo i valori che la famiglia aveva trasmesso anche a Matteo: solidarietà, rispetto delle persone e della vita.

In questi giorni, la procura ha concluso anche l’indagine per omicidio stradale aperta dopo la morte del 32enne. L’indagata è una 63enne. La consulenza tecnica, disposta dal pm Giovanni Solinas, che si è avvalsa anche dell’acquisizione di impianti di videosorveglianza presenti in via di Castello, teatro del drammatico sinistro, e dintorni, ha rivelato una certezza e una drammatica ipotesi. La certezza, scrive l’ingegner Giovanni Romanini, è che la Smart ForFour, che proveniva da via della Querciola, condotta dall’indagata, non si fermò alla stop che regola l’ingresso in via di Castello. "La donna transitava sulla linea di arresto senza soluzione di continuità ed alla velocità di 20-25 chilometri orari". Omettendo di dare la precedenza alla moto del 32enne, che sta arrivando alla sua sinistra, l’utilitaria sembrava indirizzata verso l’unico senso per lei vietato: l’andar dritto verso la prosecuzione di via della Querciola, la cui circolazione è consentita solo nel senso opposto. Perché “bucò“ uno stop e si stava infilando anche in un senso vietato?

«Il motivo del comportamento non è determinabile in maniera certa", scrive ancora il consulente, ma l’inchiesta ha accertato che qualche secondo prima dell’impatto con la moto di Patrizi, la stessa Smart aveva avuto una collisione, non grave, con un altro veicolo. La conducente, però, non si fermò a constatare il danno cagionato all’altro mezzo e si allontanò. "Forse la sua condotta di guida è stata condizionata dal piccolo incidente a cui aveva partecipato poco più di duecento metri prima, nel quale ometteva di fermarsi non lasciando le sue generalità al conducente dell’altro veicolo coinvolto", è l’ipotesi dell’incaricato della procura.

Stefano Brogioni

 

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