Morte in Erasmus, via al processo Il pm chiede 4 anni per l’autista

Il 15 settembre la prima udienza. Il conducente potrebbe scegliere il rito abbreviato con uno sconto di pena. Nell’incidente in autostrada morirono la fiorentina Valentina Gallo e Lucrezia Borghi di Greve in Chianti

FIRENZE

Sono trascorsi più di sei anni dalla tragedia di Terragona, in Spagna. Un incidente terribile avvenuto nel marzo del 2016 con un pullman sul quale morirono tredici studentesse del progetto Erasmus, di cui sette italiane. Tra loro c’era anche Lucrezia Borghi, 21 anni, di Greve in Chianti e la fiorentina Valentina Gallo, 22.

L’incidente avvenne in Catalogna sull’autostrada A7. Un colpo di sonno dell’autista fece ribaltare il mezzo al chilometro 333. Morirono in 13 ragazze che partecipavano al programma Erasmus. Furono ribattezzate le "figlie di tutti", le "figlie d’Europa". I giudici del tribunale di Amposta, dopo varie sollecitazioni da parte dei parenti delle vittime a riaprire un caso che era stato troppo presto derubricato come semplice incidente, hanno stabilito la data della prima udienza-filtro per il 15 di settembre. Una prima riunione tra i legali e i parenti delle povere studentesse che non hanno mai smesso di chiedere giustizia. Ma dalle voci che filtrano sarà anche il giorno in cui il pubblico ministero spagnolo che sta portando avanti l’inchiesta formulerà la richiesta di condanna per l’autista del bus, Santiago Rodriguez Jimenez, 62 anni. Si parla di quattro anni dopo un’eventuale condanna con il rito abbreviato (che garantisce uno sconto sulla pena) per omicidio colposo.

"A questo punto, non è importante l’entità della pena - dichiara l’avvocato Stefano Bartoli, legale della famiglia Borghi -, ma è fondamentale che questi genitori che aspettano da così tanto tempo sappiano di chi è la colpa".

"Ci sono state delle richieste di archiviazione a dir poco sconvolgenti - prosegue il legale -, che siamo riusciti a scongiurare soltanto dopo essersi rivolti alla corte d’appello di Tarragona. Per la procura di Amposta, nonostante una relazione della polizia che non lasciava spazio a dubbi, si sarebbe già dovuto chiudere tutto".

Per Gabriele Maestrini, padre di Elena, studentessa toscana di Gavorrano vittima anche lei della strage di Freginals, la richiesta di quattro anni è "uno sfregio alla memoria di queste ragazze morte".

Per le famiglie delle vittime, poi, l’autista che si addormentò alla guida, dopo non aver fatto neanche i dovuti turni di riposo, non è l’unico responsabile della tragedia.

"Vogliamo che questo processo metta in luce l’organizzazione di questi viaggi, fatti al massimo risparmio e al minimo della sicurezza: devono essere regolamentati affinchè quello che è accaduto alle nostre figlie non succeda più. Soprattutto in Spagna, dove persiste il sub-affitto di autobus che movimentano centinaia di migliaia di studenti", aggiunge Maestrini.

ste.bro.

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