Morte di Astori, l'esperto: "Malattia subdola. Lo sforzo può essere letale"

Parla il luminare Gaetano Thiene, professore emerito di Anatomia patologica all’Università di Padova

Il professor Gaetano Thiene

Il professor Gaetano Thiene

Firenze, 11 dicembre 2018 - «C’è un problema gravissimo, che mi inquieta molto: la preoccupazione è che lo sforzo non solo faccia precipitare la malattia ma addirittura sia la causa della sua insorgenza». Il luminare Gaetano Thiene, professore emerito di Anatomia patologica all’Università di Padova, che ha effettuato la prima perizia sul caso Astori, evidenziando la causa di morte del calciatore, lancia un nuovo allarme sulla cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro. Proprio lui che questa malattia aveva scoperto nel 1979, sezionando e analizzando il cuore di un giovane medico appena laureato, morto mentre giocava a tennis.

Cosa le fa pensare che lo sforzo possa far nascere la malattia?

«Vede, nel 50% dei casi la cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro è di origine genetica. Ma non in tutti i casi. Gli ultimi quadri che si sono presentati fanno emergere interrogativi inquietanti in chi questa patologia la studia da una vita».

Una patologia subdola.

«Sì, molto subdola. Con sintomi poco evidenti, soprattutto nelle fasi iniziali. E proprio per questo motivo è necessario che i medici la conoscano bene. Perché si riconosce solamente ciò che si conosce. E le assicuro che anche in sede di autopsia molti patologi talvolta stentano a individuarla perché il cuore può presentarsi apparentemente integro».

Quindi pensa che gli specialisti dovrebbero studiarla più approfonditamente?

«Non c’è dubbio. Altrimenti rischiamo di non riconoscerla e di far crescere il numero di morti. La cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro aumenta il rischio di morte improvvisa di 6/7 volte negli atleti, per i quali è la prima causa di morte improvvisa».

Gli atleti dunque sono le persone più a rischio.

«L’Università di Padova, capofila mondiale nella ricerca della patologia, ha analizzato circa 800 casi di morte improvvisa di giovani al di sotto dei 35 anni. Di questi, un centinaio sono atleti. Per questi decessi la causa più frequente è proprio la cardiomiopatia aritmogena. Che uccide circa un atleta su quattro di quelli scomparsi prematuramente».

Quando compaiono segni e sintomi che potrebbero riconodurre a questa malattia, quali esami è necessario effettuare?

«È tutto previsto dal Cocis, dai protocolli cardiologici per il giudizio di idoneità sportiva. Basterebbe seguirli. Nel caso di un tracciato anomalo soprattutto sotto sforzo è necessario sottoporre l’atleta a un holter cardiaco e una risonanza magnetica del cuore che mette in evidenza la patologia. Inoltre in base ai criteri diagnostici internazionali è prevista anche la biopsia del cuore».

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