Settanta dipendenti, un laboratorio di 1.500 metri quadrati, lavori in tutto il mondo, la struttura societaria in forma di spa e l’invito della Borsa a una prossima quotazione in borsa.
ll centro di Restauro Piacenti, con sede a Prato e con un cantiere sempre attivo agli Uffizi, è l’esempio delle potenzialità di un settore in continua evoluzione quale l’intervento sul patrimonio artistico.
Giammarco Piacenti, come è il “mercato“ del restauro?
"Con enormi potenzialità. Almeno per noi è stato importante e di grande soddisfazione. Specialmente all’estero siamo riusciti ad aver molta espansione. E questo molto è significativo".
Perché, quali sono le difficoltà fuori confine?
"Diciamo che i discorsi non bastano, vogliono vedere i numeri, ossia il patrimonio netto e il capitale sociale versato. Nel senso che conta la solidità aziendale".
La sua impresa copre molti settori del restauro.
"Sì, abbiamo prevalentemente tre tipologie di interventi: il restauro edilizio di monumenti storici intesi come palazzi, mura, torri; le pitture murali, i dipinti in generale e i mosaici; e poi il restauro di materiali lapidei e di manufatti archeologici".
Ha difficoltà a trovare personale qualificato?
"Sì, sopratutto per il restauro edilizio. Avere dei muratori qualificati non è semplice. Ma ormai il nostro lavoro ha bisogno di professionalità sempre più diversificate: servano architetti, ingegneri, chimici, geologi".
E a formazione come siamo messi a Firenze?
"Le scuole sono molto buone. Dall’università con i suoi corsi di specializzazione ad alcuni istituti privati molto qualificati. Del resto è qui che abbiamo l’Opificio delle Pietre Dure e questo aiuta a capire quale debba essere il livello di preparazione".
Quale consiglio darebbe a un giovane che volesse diventare restauratore?
"Di studiare e prepararsi, perché le opportunità di lavoro secondo me non mancano, soprattutto se sono disposti a spostarsi all’estero per un periodo. E poi la possibilità di vivere grandi emozioni".
Cioè?
"Il nostro è un mestiere che non va pensato solo per il denaro. Se si ama l’arte, noi abbiamo il privilegio di mettere le mani e di guardare da vicino capolavori e meraviglie. In qualche modo è un lavoro da vocazione".
Olga Mugnaini
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